Cosi' Paolo Borsellino avrebbe risposto ai carabinieri che, alla fine di giugno del '92, erano andati a informarlo di avere appreso da un confidente che nell'ambiente carcerario "era voce ricorrente che fosse in fase avanzata un attentato al giudice" poi ucciso il 19 luglio di 20 anni fa in via D'Amelio a Palermo. A riferirlo, deponendo come teste della difesa al processo Mori, e' stato il colonnello Umberto Sinico. Il magistrato, stando alla deposizione dell'ufficiale, si sarebbe dunque votato consapevolmente al sacrificio lasciando appunto "qualche spiraglio" nella sua sicurezza ed esporsi, in modo da mettere la sua famiglia al riparo da ritorsioni.