La settimana scorsa è stato ascoltato Leonardo Ippolito, uno dei tredici imputati accusati di far parte della rete di fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro. Ad Ippolito è stato sequestrato di recente un patrimonio di 5 milioni di euro, tra l’officina di Castelvetrano, fabbricati, automobili, anche di epoca, una imbarcazione, motocicli di ogni genere e 13 conti correnti bancari. I Pm hanno contestato all’imputato un nuovo reato, avrebbe deteriorato assieme a Tonino Catania il vetro di una finestra del Caffè Roma, di proprietà di Francesco Russo. Ippolito durante la sua deposizione ha parlato dei suoi rapporti di amicizia con alcuni dei co-imputati del processo, della sua carriera di meccanico e della sua officina, dove sarebbero avvenuti gli incontri tra i mafiosi. Sono soltanto amicizie e semplici conoscenze, secondo le sue dichiarazioni, instauratesi per via della sua attività. Per anni la sua è stata l’unica officina meccanica della zona di Castelvetrano a svolgere il servizio di revisione.
E così, per questo motivo conosce Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, ed è sempre per il suo lavoro che conosce lo stesso Matteo Messina Denaro, circa vent’anni addietro, quando portò l’auto per aggiustarne l’aria condizionata. Anche il fratello del boss di Castelvetrano è cliente di Ippolito, e quando deve fare le revisioni si fa annunciare da Arimondi, suo amico e altro imputato. Così, visto che Salvatore Messina Denaro è suo cliente, va a ritirare le sue auto a Campobello di Mazara. Per l’imputato era normale incontrare amici e prendersi il caffè nella sua officina. Lo faceva spesso anche con Giuseppe Grigoli, re dei supermercati Despar nella Sicilia occidentale e autentico “alter ego” di Messina Denaro. Se per Ippolito quello che accadeva nell’officina era tutto regolare e limpido, così non era per gli investigatori della Squadra Mobile di Trapani che per diverso tempo hanno filmato e registrato tutto.
Carlo Rallo