Come cambia la strategia di promozione della sua azienda vinicola in tempi di crisi?
L’argomento è interessante ed attuale. Non entro nel merito delle scelte della Pellegrino, perchè bisogna avere grande rispetto delle scelte aziendali. Non c’è una strategia vincente o perdente nella gestione di un'azienda, ognuno si organizza come meglio crede. Io posso solo raccontare la mia esperienza, quella di un’azienda giovane, ma che rappresenta una storia antica, la quarta generazione di vignaioli.
Un grande patrimonio umano.
Lo sottolineo perchè per lavorare bene bisogna partire dalle origini, dai vigneti e dall’uva. Da lì poi si comincia a parlare di mercato. Noi, per esempio, lavoriamo molto nei mercati internazionali, per scelta, in tutta l’Europa come nel Nord America, in Canada, in Asia. Ma ciò non significa non lavorare per il territorio. Io per esempio faccio parte di Assovini, che rappresenta l’85% dell’imbottigliato siciliano e lavoriamo per fare sistema in Sicilia.
Come operate in quest’ultimo contesto?
Cercando di portare avanti il made in Italy, recuperando rispetto agli errori fatti in passato e valorizzando le esperienze migliori. Quest’anno l’Italia ha prodotto 40 milioni di ettolitri di vino, che vengono a metà destinati all’Italia e all’estero. Quindi ognuno dei due bacini ha un'importanza fondamentale.
E il Vinitaly? Quanto è importante?
Rappresenta l’eccellenza per antonomasia, ed è una vetrina interessantissima. Noi partecipiamo perchè la consideriamo una vetrina internazionale, che permette alle aziende nuove di avere i primi contatti con il mercato estero, e alle aziende storiche di rafforzare i propri contatti. Noi siamo presenti con i nostri vini in 25 Paesi. E solitamente incontro gli importatori esteri al Vinitaly, con loro decido le strategie e valorizzo il mio vino e il mio territorio. Non posso abbandonare il Vinitaly, perchè permette al nostro Paese di esprimere la sua potenzialità. Tra l’altro il Vinitaly è visitato da moltissimi stranieri: vengono a Verona a conoscere il vino, e poi organizzano i viaggi per conoscere il territorio in cui viene prodotto quel particolare vino che hanno apprezzato. Anche questo è importante.
Lei, in azienda, come vive la crisi del mercato?
Abbandonare o demoralizzarsi è facile. Noi abbiamo fatto mente locale, io e tutti i miei collaboratori. C’è tempesta, ma tutti sappiamo in azienda che se la barca affonda si affonda tutti.
Se lei avesse la possibilità di confrontarsi con il governo, cosa chiederebbe?
IAbbiamo una situazione pesante. Il Governo ci sta mettendo in ginocchio. Ben venga la lotta all’evasione, al nero. Ma non si possono continuamente mettere nuove tasse a chi è in regola e dichiara tutto. Lavoriamo invece per colpire chi opera nel sommerso, non per tartassare chi è in regola.
E il momento politico in Sicilia come lo giudica?
Io non ho fatto mai politica, ma sono soddisfatto nel vedere che c’è una Sicilia che si è svegliata e ha detto basta a compromessi ed invidualismi. Il risultato eccellente del Movimento Cinque Stelle - del quale non faccio parte - mi fa capire che il siciliano si è svegliato,e magari anche le imprese si sono svegliate.
Una richiesta a Crocetta.
L’invito che faccio a Crocetta è di attenuare l’iniquità nei confronti di chi cerca di creare lavoro. Posso raccontare una mia storia. Io ho un ragazzo in azienda, precario, bravissimo. Gli ho promesso che l’avrei assunto, perchè pensavo di beneficiare di un minimo di agevolazione.
E invece?
E invece nulla. Il mio consulente mi ha detto che avrei risparmiato 400 euro..
E com’è finita?
Il mio impegno lo mantengo, sono un uomo di parola, e il ragazzo lo assumo. Ma intorno a me in questo caso non sento l’appoggio delle istituzioni....