I non siciliani imposti dalla segreteria di Roma in posizioni sicure in lista saranno cinque, oltre i tre capilista. Due dei quali, tra l'altro (Bersani e Flavia Nardelli) saranno presenti in altri collegi e potrebbero optare per l'elezione da altre liste, rimandando dunque ogni questione a dopo le elezioni. E' un successo per il Pd siciliano, dato che inizialmente Bersani voleva piazzare undici esterni. Pierluigi Bersani e Flavia Nardelli potrebbero optare per l'elezione in altri collegi.
Il leader Bersani sarà il capolista alla Camera (Sicilia occidentale), mentre il giornalista Corradino Mineo guiderà la lista per il Senato. Per l'altro collegio, la Sicilia Orientale, invece, il capolista sarà Flavia Nardelli (direttrice dell'Istituto Sturzo). Gli altri esterni sono Amedeo Bianco, presidente della federazione nazionale degli Ordini dei medici, i deputati uscenti Marco Causi (di area veltroniana) e Luciana Pedoto (area Fioroni) il segretario generale di Confcommercio Luigi Taranto e Fausto Raciti segretario nazionale dei giovani democratici. Saltano quindi le candidature di Massimo Russo, Carlo Vizzini e Sergio D'Antoni.
11,00 - Il cerchio delle candidature in Sicilia per il Pd non è ancora chiuso.
Si tratta ad oltranza tra la segreteria regionale e quella nazionale, anche se oggi è l'ultimo giorno per stabilire chi sarà eletto dove. Il nodo è sempre quello dei posti sicuri (i primi nelle liste per Camera e Senato) che la segreteria nazionale vuole riservare a candidati scelti direttamente da Bersani e che non sono passati dalle primarie. Roma spinge per inserire 8 candidati più i tre capolista,uno dei quali dovrebbe essere lo stesso Bersani. Lasegreteria regionale si dice disposta ad accettare solo 5 nomi più i tre capolista ma col patto tacito che alcuni di questi dopo l’eventuale vittoria optino per il seggio conquistato anche in altre regioni liberando così spazi per i siciliani: è il caso di Beppe Fioroni che correrà anche (o soltanto) nel Lazio. Ignazio Marino, che doveva essere capolista al Senato in Sicilia, avrà invece lo stesso ruolo nel Lazio.
In attesa dell’ufficialità ieri è circolata una bozza delle liste siciliane. U nelenco che il segretario Lupo avrebbe depositato a Roma prima dell’inizio del braccio
di ferro con la segreteria nazionale. posti utili all’elezione nel collegio occidentale della Camera andrebbero a Magda Culotta, Angelo Capodicasa, Davide Faraone, Daniela Cardinale, Teresa Piccione e Franco Ribaudo. Nel collegio orientale della Camera i posti utili dovrebbero andare a Giuseppe Berretta, Francantonio Genovese, Giuseppe Zappulla, Venerina Padua, Luisella Albanella, Maria Tindara Gullo e Giovanni Burtone.
Per il Senato la bozza su cui si è iniziato a lavorare prevederebbe Nino Papania, Mirello Crisafulli, Pamela Orrù, Liliana Modica, Giovanni Barbagallo, Pino Apprendi, Marilena Samperi, Maria Iacono, Tonino Russo e Alessandra Siragusa.
Un elenco che non può essere quello definitivo perchè Roma non vi ha ancora calato i suoi candidati. E su questi ancora ieri sera non c’era certezza nè del numero nè dei nomi.Il partito siciliano ha detto no a esponenti esterni come Massimo Russo e Carlo Vizzini ma anche a iscritti che però non si sono misurati nelle primarie come Angelo Argento e Fausto Raciti.
L’elenco posto a base della trattativa potrebbe anche essere modificato spostando alcuni siciliani dal Senato alla Camera occidentale: è il caso di Tonino Russo.
Una mossa che permetterebbe di reinserire in posizione utile per Palazzo Madama anche Sergio D’Antoni, finito agli ultimi posti dopo le primarie. Resterebbe ugualmente fuori Lillo Speziale, il gelese ex presidente dell’Antimafia regionale beffato per pochi alle voti da Daniela Cardinale.
Nonhasciolto i nodi neppure Rosario Crocetta. Il presidente della Regione ieri ha radunato per tutto il pomeriggio i possibili candidati e gli uomini chiave del suo movimento, il Megafono.
Sarà una lista presente solo al Senato e solo in Sicilia e servirà al centrosinistra per cercare di raccogliere consensi esterni al Pd per raggiungere il premio
di maggioranza che per il Senato si assegna su base regionale.
Certo della candidatura in questa lista solo Beppe Lumia. Un posto dovrebbe andare anche all’assessore ai Rifiuti, Nicolò Marino.
LA FUGA DA GRANDE SUD. Dopo l'accordo tra Miccichè e Berlusconi, Grande Sud ha perso praticamente l’intero gruppo parlamentare regionale.
Il partito fondato da Miccichè si è di fatto spaccato: da un lato i parlamentari nazionali che con l’ex sottosegretario ieri hanno pianificato a Roma la formazione
delle liste da federare al Pdl, dall’altro i deputati regionali che sono usciti dal partito.A guidare la fronda è stato MicheleCimino, l’ex assessore al Bilancio che con Miccichè ha condiviso la spaccatura del 2008 col Pdl e poi la formazione di Grande Sud. In una lettera aperta Cimino accusa Miccichè di aver preso la decisione «senza confrontarsi con i dirigenti e con la base, scegliendo un accordo con un partito sino a ieri nemico giurato di Grande Sud e dei siciliani ».
Con Cimino anche l’ex assessore Titti Bufardeci e l’ex deputato agrigentino Vincenzo Giambrone.
Ma hanno disertato il vertice romano anche i deputati all’Ars Riccardo Savona, Luisa Lantieri e Edi Tamajo. Per Savona «Miccichè ha svenduto il progetto di
Grande Sud. Non possiamo seguirlo se va con Berlusconi, che ha sempre illuso la Sicilia». Per Tamajo «quello di Miccichè è solo un modo per garantire la poltrona
a Roma ai soliti noti. È un progetto senza prospettiva».
Cimino ha annunciato che a giorni i dissidenti usciranno con un documento in 10 punti da offrire «a centro o centrosinistra per rilanciare la Sicilia».