Altri paesi, come Calatafimi e Salemi, furono rasi al suolo: 370 morti, 90mila senza tetto. Oggi, 15 gennaio 2013, anniversario che riecheggia negli inquietanti rintocchi del campanile di Gibellina, parliamo ancora di ricostruzione. Una ricostruzione lunga 45 anni, che è costata 2.272 miliardi di lire erogati dallo Stato per calamità naturale, a fronte di uno stanziamento di 3.100 miliardi di lire e che, di fatto, non ha ricostruito nulla: perchè il museo a cielo aperto di Gibellina, resta un immobile monumento che non crea indotto. Nel Belice, il tempo segue il passo del gambero. E questo tempo è così rivolto all'indietro che, ancora oggi dopo 45 anni, continuiamo a subire un'accisa di 10 lire sul prezzo della benzina, applicata per reperire fondi nell'immediatezza della tragedia: accisa che, evidentemente, pagano tutti, vittime comprese, che assume il sapore della beffa. Saltano agli occhi quella differenza di svariate centinaia di milioni di vecchie lire, desparecidi dal 1995 ad oggi e che, puntualmente, diventano oggetto di campagna elettorale per l'elezione di sindaci, consiglieri provinciali et similia. E che diventeranno nuovo cavallo di battaglia di certi aspiranti senatori e deputati nelle prossime elezioni politiche. Perchè pochissimo respiro daranno i 45 milioni di euro (da ripartire tra i tutti i paesi colpiti), stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e risucchiati dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Il Partito della Rifondazione Comunista, guardano con estrema criticità alla gestione politica tutta avvicendatasi in questi 45 anni, che ha condannato la Valle del Belice ad una inesorabile morte economica e demografica: continuiamo a vedere in questi paesi la fotografia in bianco e nero di Poggioreale, paese fantasma. Una fotografia popolata da anziani, da contadini con case che valgono pochissimo nel mercato immobiliare: una fotografia da cui un giovane su due si tira fuori, scappa da qui più che da altrove. Auspichiamo che il nuovo governo che si insedierà dopo le prossime elezioni politiche di febbraio, così come le nuove amministrazioni locali che si candideranno a governare in alcuni di questi comuni, elaborino un nuovo progetto a lunga scadenza per il Belice, che preveda un rilancio compiuto dell'economia locale, che smetta di parlare in termini di “ricostruzione”, ma piuttosto di operatività, costruttività e progettualità. Il Belice non può continuare a vivacchiare: né all'ombra di effimeri pietismi, né nella prospettiva di una ricostruzione edilizia che contempli casermoni e cementifici, nuovi cantieri di clientelismi e crogiolo della mafia degli appalti e dell'edilizia. Il Belice deve risorgere e tornare protagonista dello sviluppo economico della Sicilia Occidentale".
Lorenzo Lo Re
Segretario Provinciale PRC