Ormai 4 anni fa Mazara consegnava il suo destino politico e civico nelle mani di Nicola Cristaldi, autoritario uomo di politica (leader per gli amici, despota per i nemici) e politico nella vita (nessuno come lui sa veicolare l'opinione pubblica, dettare i temi dell'agenda sociale e stabilire le cantilene popolari, fino a divenire veri e propri tormentoni). L'onorevole Cristaldi è un politico nel senso più politichese del termine, vitalizi inclusi.
Suo delfino, fino a qualche anno fa, era
Toni Scilla, anche lui ex AN, con la capacità di suggestionare le masse, meno del suo mentore, ma di sicuro con un maggiore appeal sull'elettorato femminile. Le vicende della politica però, quando personalistiche, diventano come storie d'amore che ahimè finiscono. Ognuno ha preso la sua strada: chi ha cercato nuovi “padrini” politici (vedi
Miccichè) e chi ha cercato nuovi giovani rampanti da plasmare, legandosi alle sorti di Duilio Pecorella. Le storie di entrambi sono simili e diverse al contempo ed ognuno sembra personaggio da vetrina oltre che da romanzo. Ma se di Cristaldi abbiamo già parlato in più occasioni, sempre da un punto di vista personale s'intende, ma con grande onestà intellettuale, di Scilla cominciamo a farlo in questa occasione. Il pretesto? Il suo rientro nel PDL, nello specifico in quota
D'Alì. L’ennesimo affresco a tinte forti e grottesche che la politica sa offrire.
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Toni Scilla |
Andiamo con ordine: Scilla viene “bocciato” alle regionali del 2012, certamente non per scarso consenso elettorale, quanto piuttosto per la scelta di Miccichè, al tempo incomprensibile, di correre da solo (quindi soglie di sbarramento abbastanza proibitive per l'accesso all'Ars). Nonostante ciò decide di restare nel partito autonomista di Miccichè con la promessa, questo si saprà dopo, di una candidatura al Senato, in un posto che gli assicurasse l'elezione in caso di vittoria del centrodestra. Alla chiusura delle liste questo non avviene: Scilla, in un'accoratissima conferenza stampa, si scaglia contro il direttivo di Forza del Sud e sceglie di lasciare il partito.
Il resto è attualità: viene riaccolto per intercessione di Alfano e Schifani, nel Popolo delle Libertà, dal senatore D'Alì, (rimarcando la loro distanza dal sindaco Cristaldi). Tutto secondo copione si dirà.
Perché le cose sono andate così? I malpensanti ritengono che D'Alì, che ha sempre ritenuto la provincia di Trapani di suo dominio (in fondo gran parte una volta lo era), abbia deciso di portare sulla barca Scilla visto la mole di voti al suo seguito. D’altra parte lo stesso, ormai senza Re e senza Regno, doveva pur trovare una nuova casa (o ad esser cattivi una nuova poltrona). Connubio perfetto? Per niente, almeno per chi crede in un certo tipo di politica.
Si può chiedere alle proprie truppe di impegnarsi per un partito, la cui considerazione, fino a poche settimane fa, era tutt’altro che positiva?
Le parole nei comizi, indirettamente riferite al metodo del
PDL, sono scomparse? Come possono i due essere alleati se fu proprio D'Alì a cedere il simbolo del PDL a Cristaldi contro Scilla nella corsa a primo cittadino? Che la stima sia nata successivamente è poco credibile, ma di sicuro non impossibile. E però, siamo nel campo del politichese, interessante solo dopo le cose concrete. E qual' è la prima cosa concreta che va affrontata a Mazara? L'
emergenza ospedale di certo, con tutta la dinamica del polo distaccato e le ristrutturazioni da fare. Come la pensa l’ex deputato regionale lo sappiamo per sua stessa voce. Era il 13 Dicembre 2012 quando, a margine di un corteo cittadino, rivolse un’accusa diretta alla politica di Trapani, rea di aver favorito i nosocomi del capoluogo, a scapito proprio della nostra città.
Tutti in quella occasione pensammo che il placito riferimento fosse proprio a D'Alì. Certo quel nome non fu mai pronunciato, ma Scilla sarà mai in grado di dire nuovamente quelle parole e quelle stesse accuse? Ognuno in merito si farà un'idea e saranno come sempre gli elettori a pronunciarsi sull'opportunità delle scelte. Alcuni elementi però sarebbero abbastanza imbarazzanti: ad esempio una
candidatura alle prossime elezioni provinciali proprio di Scilla nel PDL, che saprebbe di politica vecchia, stantia e maneggiona. Al di là di tutto, pur parlando di Scilla, di Cristaldi o di Pecorella (come faremo nelle prossime settimane), si finisce sempre col parlare del sen. D'Alì, colui che tutto può in provincia di Trapani: dalle candidature (vedi Pecorella alla Camera), alle bocciature (vedi il caso Cristaldi) e perfino alle riassunzioni (vedi proprio Scilla che nel giro di qualche giorno è stato addirittura in grado di potere parlare su un palco del PDL di fronte ad una platea alquanto stordita). D'Alì è la politica della provincia di Trapani e Scilla ha scelto consapevolmente questa via.
Ma i giovani Pdellini cosa ne pensano? Ultimamente hanno sopportato il “Partito-città” con Pecorella a bordo, che però ora torna con i partiti tradizionali e con essi si candida per concorrere ad uno scranno parlamentare. Prima dovevano considerare
Scilla un traditore, ora invece uno di loro e magari fargli anche campagna elettorale. Adesso vedranno insieme Scilla e Pecorella, entrambi ex delfini di Cristaldi, seppure in tempi diversi, che prima si erano tanto amati e poi tanto disprezzati, non fosse altro per agonismo elettorale. Questi “giovani della libertà” non si confondono mai? Non hanno dubbi su questo modo di fare? So di porre domande ad un muro di gomma, ma si sa che la speranza è l'ultima a morire.
Insomma cari cittadini trapanesi, e mazaresi in particolare, cambia tutto per non cambiare mai niente, diceva Tomasi di Lampedusa nel 1958: chissà se ai tempi i politici dipendevano già dal senatore D'Alì?
Ivano Asaro