A quella Carta dei diritti, che all'articolo 1 presenta l'Italia come una Repubblica fondata sul lavoro, lui non riusciva più a credere. Quel principio per Giuseppe Burgarella, operaio disoccupato di lungo corso e sindacalista, era come una chimera. Il suo ultimo contratto, infatti, lo aveva firmato nell'ormai lontano 2000. Da allora c'era stato il sussidio di disoccupazione e poi tanti tentativi sfortunati di trovare nuovo lavoro.
Ma a cinquant'anni non ci sono agevolazioni per l'assunzione, non ci sono incentivi né sgravi fiscali. Eppure, non si era ancora dato per vinto. Aveva mandato tante lettere, anche alla segretaria generale della Cgil e al presidente della Repubblica. Il tempo era passato invano. E dopo qualche anno anche l'ultima speranza si era affievolita e spenta. Fino al giorno in cui, Giuseppe Burgarella, in un sabato di campagna elettorale fatta di proclami vuoti e di 'proposte choc' ha deciso di mettere fine al suo stato di disoccupazione. Ha scritto quel lungo elenco, ha preso una corda, l'ha stretta intorno al collo e si è lasciato andare nel gazebo di casa.
Il suo gesto è un monito disperato per tutti noi che, partendo dalla Sicilia, vorremmo contribuire a cambiare questo paese.
Laura Boldrini