Secondo l'accusa Santo Renda avrebbe dapprima costretto il manovratore degli impianti di distribuzione dell'acqua potabile a rinunciare all'incarico e dopo ne avrebbe preso il posto, senza alcun mandato, imponendo a ciascun condomino il pagamento di cinque euro mensili più una somma a titolo di tredicesima. Secondo gli inquirenti si sarebbe trattato di una vera e propria attività estorsiva. Renda avrebbe usato modi bruschi. In un'occasione avrebbe addirittura aggredito un condomino a causa del manato pagamento della somma mensile.
Il Tribunale ha condannato l'imputato anche al pagamento di una provvisionale di settemila euro in favore della vittima rimettendo le parti in sede civile per la quantificazione del danno. Renda era anche accusato di avere estorto delle piccole somme al titolare di una macelleria. Anche in questo caso avrebbe richiesto il pagamento di cinque euro al mese. Avrebbe inoltre preteso una piccola somma a titolo di tredicesima. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Trapani, presieduto da Alessandra Camassa.
Il Tribunale ha inoltre disposto la sospensione dei termini di custodia cautelare in attesa delle motivazioni della sentenza, stante la particolare complessità della vicenda e delle questioni giuridiche tratte.
ASSOLTI. La quarta sezione della Corte d'Appello di Palermo ha deciso di non doversi procedere nei confronti di Vito Peraino, cognato del boss Francesco Pace, e Giuseppe Fazio, chiamati a rispondere di estorsione ai danni del titolare di un'agenzia di intermediazione immobiliare.
Le indagini erano state avviate otto anni fa a seguito dell'incendio di un'abitazione di villeggiatura, nella frazione di Marausa, a circa quindici chilometri dal capoluogo. Guido Marrone, proprietario dell'immobile, sentito dagli investigatori, riferì di avere avuto contrasti con Giuseppe Fazio, un ambulante che svolgeva saltuariamente l'attività di mediatore. Lo scontro era scaturito a seguito della compravendita di un terreno.
Fazio, intervenuto nella trattativa, pretendeva la metà della somma incassata dall'agenzia immobiliare per l'attività d'intermediazione svolta. Guido Marrone aveva rifiutato. Nello scontro era intervenuto Vito Peraino. Il Tribunale di Trapani, al termine del processo di primo grado, aveva condannato Peraino e Fazio rispettivamente a 7 anni e 5 mesi e a 9 anni e un mese di reclusione per estorsione, assolvendoli dall'accusa di incendio.
La Corte d'Appello, accogliendo le osservazioni degli avvocati Donatella Buscaino e Giovanni Palermo, difensori degli imputati, ha ora riqualificato l'originaria accusa in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e ha stabilito di non doversi procedere nei confronti dei due imputati per mancanza di querela.