Sono parole di Gaetano Priulla, sovrintendente della polizia, Gaetano Priulla, 56 anni, ex comandante della Squadra nautica della Questura, chiamato a rispondere dell'accusa di violenza sessuale davanti al Tribunale di Trapani. Nell'ultima udienza l'imputato ha fornito la sua ricostruzione dei fatti, che è ovviamente diametralmente opposta da quella della sua presunta vittiva, la moglie di un collega, che ha intrattenuto con lui una relazione, e che lo ha denunciato, sostenendo che quando due anni fa lei ha deciso di interrompere il rapporto, Priulla avrebbe dapprima minacciato di dire al tutto e poi - secondo la denuncia - avrebbe violentato la donna. Secondo la vittima, temendo ritorsioni, gli incontri nei quali sarebbe stata sottoposta ad abusi contro la sua volontà sono stati diversi. Addirittura in alcuni casi Priulla avrebbe minacciato la donna con un oggetto nascosto da un panno che avrebbe lasciato intendere essere un'arma da fuoco. Poi, la donna ha deciso di ribellarsi, e lo ha denunciato. Ma non finisce qui. Secondo gli inquirenti Priulla avrebbe minacciato ritorsioni contro il marito dell'ormai ex amante e dopo qualche mese l'avrebbe minacciata e pedinata per riprendere la relazione sentimentale. La signora si è nel frattempo rinconciliata con il marito, ed i coniugi sono parte civile nel processo. La deposizione di Priulla, che ha negato ogni addebito, non si è esaurita nelle tre ore dell'ultima udienza e continuerà il 15 Aprile. «Sono tutte calunnie» ha detto ai giudici. Non ha mai violentato l'amante, ha aggiunto. E per dimostrare che i rapporti con l'ex non sono mai cessati ha mostrato alcuni messaggi. «Io non ti lascerò mai», scriveva l'amante. «Come potei vivere senza te, amore?». Priulla ha ripercorso la relazione con l'amante. S'incontravano in un appartamento. Nel corso del loro rapporto ne hanno cambiati diversi. Ogni volta che temevano di essere scoperti si spostavano in un'altra abitazione. Quando il collega scoprì la tresca si rivolse al questore.
«Anche dopo lo scandalo abbiamo continuato a frequentarci», ha riferito Priulla. Il sovrintendente, assistito dall'avv. Donatella Buscaino, ha sostenuto di avere tentato anche di allontanarsi dall'amante. «Volevo porre fine a questa relazione impossibile». Ma lei avrebbe continuato a cercarlo. L'abuso sessuale, riferisce Priulla, non sarebbe mai avvenuto. L'amante sarebbe stata consenziente. Erano anche pronti a fuggire insieme.
NIGHT CLUB. Riprende oggi a Trapani il processo a carico di Giuseppe Lucchese, titolare di un night club, ed altre sei persone, coinvolte in un giro di prostituzione sgominato quattro anni fa dalla Squadra mobile. Nell'ultima udienza è stata acquisita un'informativa della polizia.
Il pubblico ministero Andrea Tarondo ha chiesto, con l'assenso dei difensori, di produrre il documento rinunciando all'audizione dell'investigatore chiamato a deporre. Pubblica accusa e difesa infatti hanno raggiunto un accordo. Il rapporto, di oltre seicento pagine, sarà utilizzabile ai fini del giudizio ad esclusione delle parti riguardanti le intercettazioni, per le quali è stata disposta la trascrizione, e di quelle contenenti semplici valutazioni degli inquirenti.
Nell'informativa della quadra mobile c'è l'intera indagine. I nomi dei clienti, le conversazioni, le modalità delle prestazioni sessuali. Secondo gli inquirenti, all'interno dei night club veniva esercitata l'attività di prostituzione. Giovani ed avvenenti ballerine si sarebbero prostituite, all'interno dei privè, in cambio di denaro.
Oggi nuove audizioni di testi.
VIOLENZE IN FAMIGLIA. Picchiava la moglie davanti al figlio. Un uomo di Trapani è stato condannato ad 8 mesi di reclusione dal giudice monocratico per maltrattamenti in famiglia. Giacomo L., 35 anni, è stato condannato anche al risarcimento di 4000 euro alla moglie, che si è costituita parte civile e adesso è definitivamente separata dal marito. "Mi picchiava - ha raccontato - ancora prima che ci sposassimo. E le cose sono peggiorate quando poi è nato nostro figlio".