La sentenza è stata emessa dal giudice per le udienze preliminari Massimo Corleo. Cataldo era chiamato a rispondere dell'omicidio di Vincenzo Mangiapane. Giuseppe Cataldo, al culmine di una lite, si era scagliato contro il vicino, Vincenzo Mangiapane, colpendolo ripetutamente con un oggetto contundente. Alcuni vicini avevano tentato invano di convincere l'aggressore a desistere dai suoi propositi. Mangiapane era riuscito, dopo l' aggressione, a raggiungere la sua abitazione, al primo piano. Ma una volta dentro era stramazzato sul pavimento. L'uomo, soccorso dai carabinieri, era stato trasportato urgentemente al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Antonio Abate. I medici però non erano riusciti a strapparlo alla morte. Cataldo, rintracciato dai carabinieri poco dopo l'aggressione, aveva immediatamente ammesso le sue responsabilità. Sentito dopo il fermo aveva confermato ogni cosa indicando agli inquirenti anche l'arma usata per colpire la vittima, un ramo di albero.Cataldo, assistito dal suo difensore di fiducia, l'avvocato Gaetano Vivona del foro di Trapani, ha chiesto di definire la sua posizione con il rito abbreviato ed ha così beneficiato della riduzione di un terzo della pena. Il giudice per le udienze preliminari ha anche condannato l'imputato a risarcire i familiari della vittima costituitisi parte civile.
AFFONDAMENTO THETIS. È stata una difesa quasi disperata quella tentata, in Tribunale, da Salvatore Esposito, 53 anni, comandante della portacontainers «Msc Eleni», che la mattina del 3 agosto 2007, nel mare al largo di Mazara, speronò, provocandone l'affondamento, la nave oceanografica del Cnr «Thetis». A seguito del terribile impatto tra quel gigante del mare e la piccola imbarcazione del Cnr, morì uno degli otto ricercatori a bordo, il 53enne russo Petr Mikheychik, mentre altre 14 persone finirono in mare rischiando di annegare.
Nel corso dell'ultima udienza il comandante Esposito, accusato di naufragio, lesioni, omicidio colposo e omissione dolosa di soccorso, ha cercato di rintuzzare le contestazioni. È emerso la che la portacontainer si venne a trovare fuori dalla rotta prevista perché lui ha avuto l'esigenza di telefonare alla moglie. Dalle registrazioni si evince, inoltre, che l'imputato, dopo aver capito di avere una nave molto più piccola ormai agganciata al fendente di prora, ha continuato per la sua strada senza disporre operazioni di soccorso. La Msc viaggiava a notevole velocità verso la Spagna e all'ufficio della Capitaneria di porto di Mazara che si occupa del monitoraggio del traffico marittimo sarebbero state fornite via radio informazioni «furvianti». Anche se Esposto ha affermato di avere agito in maniera adeguata e secondo coscienza. Ma ha confermato che la sua nave procedeva nella nebbia a 19 nodi di velocità (dai tracciati radar risultano più di 20) con «pilota automatico». E questo perché non si voleva arrivare a Valencia in ritardo. Solidi e liquidi infiammabili la merce trasportata. Esposito ha, inoltre, affermato che quando transitano queste grandi navi, devono essere le altre (quelle da pesca, etc.) che sono in rotta di collisione a doversi spostarsi. Loro non possono modificare la rotta. Il pm ha, quindi, contestato alcune dichiarazioni fatte dal comandante alla capitaneria di porto subito dopo l'affondamento della Thetis. Esposito ha risposto che quelle dichiarazioni gli erano state «suggerite» dal terzo ufficiale. In una precedenza udienza del processo (che per naufragio, lesioni e omicidio colposo vede imputato anche il comandante della Thetis, il 59enne Angelo Barca), a fare luce su quanto accaduto il 3 agosto 2007 è stata la «scatola nera» della «Msc Eleni». Dopo l'urto, si sente un uomo che esclama: «L'abbiamo fatto, cazzo!... Porca puttana…». A bordo della Eleni, dunque, vi fu piena consapevolezza di aver investito un altro natante. Si sente anche uno che in inglese dice: «Uomo in mare…».