Come già si era delineato nelle precedenti udienze del processo, la posizione di Don Caradonna, in questo processo, si va alleggerendo. Era stato raggiunto da un provvedimento di divieto di dimora a Marsala perchè, secondo la Procura, aveva sottratto con raggiri ad un suo parrocchiano, Matteo Di Girolamo, circa 70.000 euro. Sempre secondo la Procura la sottrazione di questa cifra era giustificata da una dipendenza di Caradonna per il "Gratta & Vinci". Una volta aveva anche vinto dei soldi, e da lì è cominciata la sua ludopatia.
"Una circostanza, questa, che nel processo non è emersa" racconta l'avvocato difensore di Caradonna, Stefano Pellegrino. Oggi ha testimoniato l'avvocato Nino Sammartano. Ex assessore, Sammartano è residente a Birgi ed è vicino di casa della famiglia Di Girolamo: "Sapevo che Caradonna doveva a Di Girolamo 70.000 euro - ha detto Sammartano - ma ho saputo che il debito è stato estinto dal notaio Galfano. Sulla vicenda non è mai stata sporta alcuna denuncia". Ha testimoniato anche il padre di Matteo, Antonio Di Girolamo: "Ho saputo della vicenda mentre guardavo la televisione con mio figlio. Su Canale 2, al telegiornale, si parlava del processo a Don Vito per tentata violenza sessuale e mio figlio mi ha detto che gli aveva prestato dei soldi". Anche Di Girolamo ha confermato che i soldi sono stati restituiti.
"Nessun raggiro da parte di Caradonna - aggiunge Pellegrino -. Il mio cliente ha consegnato i soldi dati da Di Girolamo, che è autonomo, con un certo ritardo dovuto al fatto che aveva venduto un appartamento di suo proprietà in Via Giordano Bruno e aspettava di incassare la cifra.
Il processo si svolge davanti al giudice monocratico Roberto Riggio. Prossima udienza il 9 Luglio. Nelle precedenti udienze aveva deposto il fratello dell'uomo raggirato che, a proposito del prestito ha detto che di "non aver mai temuto per la restituzione". E di non aver "mai dubitato" della correttezza di Don Vito Caradonna.