Tre anni e quattro mesi di carcere sono stati inflitti al principale protagonista della vicenda, il 56enne Salvatore Lombardo, ex carabiniere (dal 1976 al '90), originario di Marsala, ma da tempo residente a Torino, mentre a otto mesi è stato condannato il fratello Giovanni Lombardo, di 49 anni. Il pm Nicola Scalabrini aveva invocato 3 anni e 8 mesi per il primo e 2 anni e 8 mesi per il secondo. «Appelleremo la sentenza» annuncia l'avvocato difensore Giovanni Gaudino. I fratelli Lombardo sono stati processati con rito abbreviato. Il gup ha, invece, rinviato a giudizio Antonio Maniscalco, di 57 anni, Carlo Genna, 54 anni. Il primo è difeso dall'avvocato Paolo Paladino, il secondo da Diego Tranchida. Per tutti gli imputati il giudice ha accolto la richiesta del pm di «non luogo a procedere» per l'accusa di associazione per delinquere.
Convinte di poter fare ottimi affari, furono parecchie le vittime (17 quelle individuate dagli investigatori) di una truffa organizzata, secondo l'accusa, da gruppo di marsalesi che, operando sull'asse Capo Boeo-Torino, fecero credere a molti di poter comprare, a prezzi «stracciati», automobili, moto, imbarcazioni da diporto, motori fuoribordo, etc., messi in vendita, in aste fallimentari, dal Tribunale del capoluogo piemontese. Ma quelle aste, in realtà, non erano state bandite. Alle vittime, infatti, venivano mostrati documenti falsi. I truffati si accorgevano del raggiro soltanto dopo aver pagato la somma richiesta.
Maniscalco, carrozziere, sin dall'inizio della vicenda si è affermando di essere una vittima della truffa e non uno degli autori. Ma evidentemente le sue argomentazioni non hanno convinto il gup. Il processo a Genna e Maniscalco inizierà il 4 luglio. In tre si sono costituiti parte civile: Mario Licari, Claudio Bologna e Carlo Sciacca. Il giudice Amato ha disposto che i fratelli Lombardo dovranno risarcirli di 30 mila euro ciascuno. L'ammontare della truffa è stato stimato dagli inquirenti in oltre mezzo milione di euro. A svolgere l'indagine è stata la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, che ascoltò un rivenditore di auto, il marsalese C.S., proprio in coincidenza del diffondersi, in città, della voce relativa alla possibilità di fare «ottimi affari grazie ad aste giudiziarie al Tribunale di Torino». Una trappola nella quale sono cadute diverse persone. E tra queste, anche C.S., che agli investigatori disse di essere rimasto vittima di tale Giovanni Lombardo.
GAMBRINUS. Notificato l' avviso di conclusione indagini a tre pregiudicati marsalesi, due uomini S.T. e F.M. ed una ragazza S.T., accusati di aver provocato lesioni gravi con uso di armi da taglio al gestore di un pub marsalese, il "Gambrinus", tale M.P. La lite, risalente al Maggio dello scorso anno, sarebbe sorta perché uno dei tre soggetti si sarebbe rifiutato di pagare il conto dopo aver consumato. Dopo il diverbio sarebbe stato proprio questo a colpire il titolare con un primo fendete.
Poi sarebbero intervenuti gli altri due, con un coltello a serramanico ed uno sfollagente. Dopo la lite, i tre si sarebbero allontanati.
Oggi a seguito della denuncia del gestore, indagini dei carabinieri e dei RIS di Messina, sarebbe stato appurato che a provocare la lite sarebbero stato proprio i tre. Il pubblico ministero titolare dell'inchiesta é la dottoressa S.Carmazzi.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Gabriele Pellegrino e Vito Cimiotta.