La storia è stata finalmente resa pubblica durante il consiglio comunale aperto sulle malattie tumorali a Marsala. Consiglio comunale aperto a cui hanno partecipato diversi rappresentantin delle istituzioni e i vertici dell’Asp che hanno elencato alcuni dati sulla percentuale dei tumori nel triangolo Marsala-Mazara-Castelvetrano. I rappresentanti dell’Asp hanno raccontato a Sala delle Lapidi che a Marsala ogni anno, a causa di malattie tumorali, muoiono in media 85 donne e 131 uomini, secondo i dati raccolti negli ultimi otto anni. un altro dato che è emerso da quel consiglio comunale è che in questo momento il carico di patologia presente sul territorio di Marsala è di circa 2.700 soggetti affetti da tumore. Quindi il 2,7% della popolazione, in questo momento, è affetto.
Ma a Marsala, come tutti sanno, sembrano esserci delle zone più soggette alle malattie tumorali. Basta parlare con la gente per captare che soprattutto nella contrade del versante sud sono frequenti i casi di linfomi, tumori al seno, al colon e altri tipi di patologie neoplastiche. I dati forniti dall’Asp non fanno molta luce su questo problema. Emerge che a Marsala la percentuale di tumori è inferiore alla media nazionale.
Durante il consiglio comunale aperto sui tumori è intervenuto anche l’architetto Nicola Sciacca, esperto in speleologia e conoscitore del sottosuolo marsalese. In questi anni Sciacca ha indagato i sotterranei marsalesi, soprattutto le cave, è in consiglio comunale ha coraggiosamente posto l’attenzione sui rifiuti che si trovano nel sottosuolo, nelle cave.
“I pericoli ci sono e sono imminenti”, ha detto Sciacca. “Pericoli derivati dal fatto che di questo territorio, purtroppo, è avvenuto un grande saccheggio, incondizionato certe volte, strumentalizzato magari da forme non programmate di intervento e parlo dell’area di cavazione del tufo”. Il tufo e l’arenaria per costruire mezza Sicilia vengono da Marsala, ma che fine hanno fatto tutte quelle cave scavate negli anni?
“Il piano di cavazione che prevedeva poi, chiaramente, una risistemazione di quel piano di sedime, non è stato attuato ed ha esposto la falda acquifera a che cosa? – ha continuato Sciacca - Prima c’erano quaranta metri di arenaria ora c’è un metro e mezzo di arenaria e noi pensiamo al pericolo che rappresenta questo per l’inquinamento”.
La prova lampante per l’architetto marsalese viene dalle campagne: “se noi andiamo a fare una passeggiata nelle nostre “ciare” vediamo che ad un certo punto c’è una discontinuità, c’è una cava che mette proprio in comunicazione qualsiasi tipo di rifiuto in contatto con la falda acquifera”. E l’acqua è il principale conduttore di sostanze nocive. Sciacca ha posto quindi attenzione sulla zona sud della periferia marsalese, tra le più soggette ad inquinamento. “Marsala prende l’acqua proprio da là, la zona di Sant’Anna è la zona più esposta e quindi la mia testimonianza, in questo momento è di avere dei grandi momenti di attenzione per quanto riguarda queste aree, perché sono suscettibili di inquinamento”.
Sciacca ha riferito anche della fisionomia delle cave, di come negli anni si è scavato e di quello che è stato trovato nell’esplorazione di queste cave. “Il modo di cavare non era soltanto quello in verticale, ma poi andava in orizzontale, ebbene, abbiamo trovato rifiuti di tutti i tipi là dentro, da pneumatici a scorie che non è stato possibile classificare perché l’Arpa non è riuscito a classificare quel tipo di materiale”. “Abbiamo le prove testimoniali – ha continuato Sciacca - perché abbiamo denunciato il fatto, la quantità era modesta, quindi quando siamo rientrati, siamo andati a riprenderne un po’, inoltre c’era stato un crollo all’interno della cava per la natura del terreno e non è stato possibile raggiungere quei 36 metri cubi di materiale di non so che cosa”.
L’intervento di Sciacca poi si è concentrato sul monitoraggio del sottosuolo marsalese da parte delle istituzioni. “Quella del monitoraggio è la fase fondamentale, perché si deve conoscere dove sono queste cave, dove sono ubicate e quali sono gli agenti inquinanti che possono mettere a rischio la salute pubblica”. A questa fase per Sciacca deve seguire un piano di mitigazione, “che deve essere mitigazione degli effetti, perché chiaramente, andare a bonificare tutto penso che sia estremamente complesso, quindi ci vuole una previsione anche che sia economica, ma non dimentichiamoci che questi non sono soldi buttati al vento, ma sono soldi che, in ogni caso, ritornano in termini di protezione della salute ed è quindi un piano di monitoraggio, un catasto e soprattutto un piano di controllo delle acque perché, avendo una suscettibilità così elevata all’inquinamento, ci dovrebbe essere un controllo molto severo soprattutto non sui parametri che sono quelli organici, ma sui parametri chimici”. Sottosuolo marsalese che molti non conoscono, non sanno come è fatto, quali sono le caratteristiche e i pericoli che derivano dal lavoro che ne è stato fatto in questi anni. Sottosuolo che però non è fatto solo di rifiuti come ha sottolineato Sciacca, “ma di ipogei, che sono di origine fenicio – punica, di percorsi che possono essere attivati e diventare, in questo momento, economia per Marsala”.