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02/05/2013 04:18:26

Al via il Processo "Arena +11". Estorsione, assolto De Vita. Violenza al "Rubino": si decide sulla scarcerazione degli imputati

 Oltre ai due Arena sono imputati: Pietro Giuseppe Centonze, di 37 anni, cugino del boss Natale Bonafede, Elena Ventura, di 61 anni, palermitana, madre dei fratelli Arena e amministratore dell’Autoelite, Domenico Crimi, di 30 anni, Giuliano Balsamo, di 59, Gianvito Marino, di 36, e Saverio Fici, di 41, tutti dipendenti dell’Autoelite. Gli  altri imputati, titolari di agenzie di pratiche automobilistiche accusati di falso sono: Anna Concetta Pinto, di 41 anni, Piero Genna, di 40, Girolamo Stassi, di 51, e Giuseppe Patrik Basile, di 37, ex consigliere comunale di Marsala.    Le truffe, secondo l’accusa, venivano realizzate mediante la stipula di contratti di vendita di auto di grossa cilindrata che non erano mai state nella effettiva disponibilità della concessionaria. Fra le tante vittime, si sono costituiti parti civili: Antonino Contiliano,  Sciacca Maria, Daidone Giovanni, Salvatore Conticelli, Salvatore Giglio e il sig. Mercurio. La prossima udienza si terrà l'8 maggio per l'ordinanza sull'ammissione delle prove e per l'esame dei primi testi del pm.

   Processo Estorsione - Vito De Vita, 36 anni, uno dei figli del boss marsalese Francesco De Vita (attualmente in carcere, deve scontare una condanna all'ergastolo) è stato assolto dall'accusa di tentata estorsione.

La vicenda riguarda una richiesta di pizzo alla farmacia Bonfanti di Via Trapani a Marsala. Fatto per il quale sono già stati condannati, anche in appello, un fratello (Vincenzo De Vita) e uno zio (Nicolò Titone). Per entrambi due anni e 10 mesi di carcere. Lui era stata condotto sul banco degli imputati per via di un'intercettazione ambientale in carcere, con l'accusa di essere il terzo uomo del gruppo. Arrestato in passato per un'altra tentata estorsione e per detenzione di droga (cocaina) e munizioni, secondo la polizia, Vito De Vita fu «tradito» dall'ingenuità del fratello Vincenzo e dello zio Nicolò Titone che, dopo essere stati arrestati per la tentata estorsione alla farmacista Bonfanti (luglio 2002), dietro le sbarre, commentavano: «Meno male che non c'era Vito in auto, altrimenti arrestavano pure lui…». Sapevano, infatti, che la polizia, dopo la denuncia della coraggiosa farmacista, li aveva intercettati mentre erano in auto. «Non potevano parlare di altri se non di Vito De Vita - dichiarò in aula l'ispettore Vincenzo Marino - si tratta dell'unico Vito in quella sfera familiare». Per i giudici, però, il dialogo intercettato in carcere non è stata prova sufficiente per emettere una condanna.

CAMPUS BELLI. Nuova udienza oggi del processo "Campus Belli" Campu Belli" a Leonardo Beonafede + 6, che vede alla sbarra tra gli altri anche l'ex sindaco del comune di Campobello di Mazara Ciro Caravà
Nell'ultima udienza sono stati esaminati gli imputati Cataldo La Rosa e Antonino Moceri. Leonardo Bonafede in videoconferenza dal carcere di Secondigliano non ha voluto sottoporsi all'esame. Anche Ciro Caravà si è avvalso della facoltà di non rispondere. Cataldo La Rosa, tramite videoconferenza dal carcere di Opera a Milano, ha risposto sulla sua attività lavorativa all'interno dell'Eurofarida, i cui titolari sono Antonino Moceri e Antonino Tancredi. Ha riferito di lavorare per la loro azienda anche se di fatto alle dipedendenze dei cugini Guarino. Oggi verrano ascoltati i testi della difesa. L'8 maggio, invece, si continuerà con l'esame degli imputati.
 

VIOLENZA AL RUBINO. Tornano a chiedere la scarcerazione dei loro assistiti gli gli avvocati difensori Stefano Pellegrino e Roberta Piccione. Oggi il Tribunale della libertà (che ha già respinto una prima istanza) si pronuncerà sulla richiesta, che si innesta nel processo per  i presunti abusi sessuali commessi all'Istituo Rubino di Marsala da Giuseppa Signorelli, 50 anni, ex responsabile dell'unità assistenziale, e  Vincenzo Galfano, di 48, bidello. Entrambi agli arresti domiciliari dallo scorso 3 ottobre. Intanto si apprende che l'Istituto Rubino, Ipab di antica tradizione a Marsala, sarà citato come  «responsabile civile». E' quanto ha disposto, su richiesta della parte civile, il Tribunale. Al fianco della ragazza (N.C., adesso 16enne), che ha denunciato di avere ripetutamente subìto abusi sessuali durante le lezioni «dopo scuola», c'è l'avvocato Natalie Simona Lo Sciuto. Gli abusi sessuali sarebbero stati commessi per circa quattro anni, tra il 2005 e il 2009. L'indagine, svolta dalla Squadra Mobile, è stata coordinata dal pm Dino Petralia, che sostiene l'accusa in dibattimento (prossima udienza: 9 maggio). L'Istituto Rubino aprì i battenti nel 1902 per fornire ricovero e aiuto agli orfani e all'infanzia abbandonata. Negli ultimi decenni, anche su segnalazione del Tribunale per i minorenni, è stata fornita assistenza scolastica a studenti in difficoltà provenienti da realtà ad alto rischio sociale.

LESIONI COLPOSE. Marcello Perez, amministratore giudiziario della società «Vito Mannina», operante nel settore dell'estrazione di marmo, è stato assolto dall'accusa di lesioni colpose. Doveva rispondere del ferimento di un operaio che a seguito di un incidente aveva subito l'amputazione di un dito di una mano.

"ZIA ROSA". Ancora testi reticenti al processo a carico di Rosa Cordaro, la «zia Rosa» come la chiamano negli ambienti dello spaccio di Trapani, e di altre tredici persone chiamate a rispondere di detenzione di sostanze stupefacenti. Due tossicodipendenti, chiamati a deporre in aula, hanno negato di avere acquistato droga da Nadia Acabo, figlia della donna. Il procedimento scaturisce da un'indagine della polizia che ha consentito di alzare il velo su un vasto giro di droga operante nel capoluogo.  Gli agenti della squadra mobile filmarono, nel corso di appostamenti e pedinamenti, numerose cessioni di droga. Diversi tossicodipendenti, messi alle strette, indicarono gli spacciatori. Ma quando sono stati chiamati a confermare le loro dichiarazioni in aula molti hanno ritrattato. Il giudice ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura per procedere nei confronti dei testi reticenti per il reato di falsa testimonianza.