Nell'ultima udienza sono state chiede condanne tra i 3 e gli 8 anni di carcere dal pm Antonella Trainito
L'operazione della Guardia di finanza «Energia pulita» il 22 ottobre 2007 sfociò nell'emissione di misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata alla truffa all'Ue. La pena più severa il pm l'ha invocata per Scimemi, mentre 7 anni e 4 mesi sono stati chiesti per De Cesare Sala, di Gibellina (TP), 7 anni per Salvatore Renda, 6 anni e 8 mesi per Paolo Nassano, di Ameglia (SP), 5 anni per Francesco Sorrentino, 4 anni per Anna Mari Johansen, 3 anni ciascuno per Sebastiano Cocola, di Siracusa, e Salvatore Angelo, di Imola.
Al centro ci sono dei finanziamenti europei percepiti per la realizzazione di impianti industriali per la produzione di energia attraverso le biomasse (trasformazione di scarti di macellazione, carcasse animali, rifiuti vegetali e ospedalieri). Per Procura di Marsala e Fiamme Gialle, la truffa avrebbe fruttato all'organizzazione oltre 20 milioni di euro. "I progetti per i quali erano stati chiesti contributi pubblici sono stati realizzati, ma con fatture false e numeri gonfiati rispetto ai costi sostenuti" ha detto il colonnello della Guardia di Finanza Rocco Lo Pane, deponendo nel processo.
Nell'ambito dell´operazione, coordinata dalla procura di Marsala, furono sequestrate quattro aziende, automezzi, conti correnti e denaro liquido per oltre 500mila euro direttamente riconducibili - dicono dalla Guardia di Finanza - agli ingiusti profitti derivanti dall´attività fraudolenta. In primo luogo sono state sottoposte a sequestro le aziende realizzate con le provvidenze comunitarie fraudolentemente ottenute, nonche´ le aziende endemicamente strumentali alla realizzazione della truffa.
DI BARTOLO. La Procura di Trapani ha chiesto al gip il rinvio a giudizio, con l’accusa di omicidio aggravato, per Lorenzo Di Bartolo, 60 anni di Calatafimi Segesta. L’uomo, il 20 agosto scorso, avrebbe ucciso l’anziano genitore, Michele Di Bartolo di 80 anni, colpendolo al capo con un bastone. Ad arrestarlo furono i carabinieri. L’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite. La vittima pare che sperperasse la pensione con prostitute straniere. Una condotta non condivisa dal figlio che, più volte, avrebbe, vanamente, tentato di dissuadere l’anziano genitore.
INCANDELA. L'avvocato Giancarlo Pocorobba ha deciso di rinunciare al mandato. Antonio Incandela, 33 anni, l'operaio reo confesso dell'omicidio di padre Michele Di Stefano, 76 anni, è rimasto senza difensore ed è stato necessario procedere alla nomina di due legali d'ufficio.
Il colpo di scena è arrivato dopo un incontro tra il difensore ed il suo assistito. Le ragioni non sono state rese note. Nessuna dichiarazione in proposito da parte dell'avvocato Giancarlo Pocorobba, né tantomeno dagli inquirenti. La difesa dell'operaio è stata affidata agli avvocati Massimo Toscano Pecorella ed Orazio Rapisarda.