"E' un'organizzazione molto vasta, che ha come poli Bianco e Lo Bianco. Dalle intercettazioni emerge anche un progetto di rapina ad una gioielleria ad Agrigento che non si è più fatta", aggiunge altri particolari il Pm Dino Petralia. I due sono stati anche intercettati mentre facevano delle imprecazioni verso il boss latitante Matteo Messina Denaro che causava la massiccia presenza delle forze dell'ordine: "Questo (Messina Denaro, ndr) ci rompe i coglioni, - si legge nelle intercettazioni - noi non possiamo lavorare perchè ci riempie la zona di sbirri".Cruenta è stata invce la rapina ai danni di due anziane signore di Santa Ninfa. Una scena da "Arancia Meccanica" l'ha definita Petralia. Le due signore, madre e figlia di 87 e 73 anni, sono state sequestrate in casa dalla banda e derubate di un bottino di 200 mila euro, frutto di anni di risparmi. Le due signore nel corso degli anni avevano racimolato quella somma in lire che poi avevano convertito in euro, e portavano sempre tutto con loro, in un sacchettino. La soffiata ai rapinatori sarebbe arrivata proprio da un familiare delle due anziane signore, un nipote. I malviventi una volta entrati in casa hanno imbavagliato, legato e provocato anche dei lividi alle due signore. I rapinatori sono stati poi arrestati quando si sono recati presso l'abitazione in città delle due signore, alle quali avevano rubato le chiavi. L'unica preoccupazione che gli esecutori manifestavano nei confronti dei mandanti era se le vittime fossero troppo anziane "perchè potrebbero sentirsi male".
13.00 - Nello stesso contesto investigativo emergeva la figura di Mangogna Giuseppe, pastore Santa Ninfese di anni 44 circa.
Mangogna in combutta con suo padre, “u zu ciccio”, arrestato il 7 giugno 2012, per essere stato trovato, a seguito di perquisizione domiciliare, in possesso di un fucile cal. 16 con il numero di matricola abrasa, risulta essere non soltanto complice della detenzione delle armi, ma fattivo collaboratore del padre circa la custodia ed il nascondimento, oltre che al suo uso, dell’arma in questione, per lo più necessaria ad uccidere alcuni cani che in passato avevano dato fastidio ai loro capi di bestiame.
Sempre nel proseguo della stessa attività investigativa, da alcune conversazioni telefoniche ed ambientali captate sul conto di Bianco Giuseppe emergeva, altresì, la figura del pregiudicato 41 enne Settimo Mario, come soggetto avente collegamenti e rapporti con lo stesso Bianco. Dalle conversazioni captate, appariva in modo lapalissiano la responsabilità del Settimo in ordine al reato di detenzione di un fucile e di una pistola non meglio identificati, nonché quello di aver portato in luogo pubblico le medesime armi.
Adesso Bianco Giuseppe e Lo Bianco Salvatore sono stati ristretti presso le carceri di Trapani e Palermo mentre Mangogna Giuseppe e Settimo Mario resteranno in casa per scontare la misura cautelare degli arresti domiciliari. Si attendono adesso gli interrogatori di garanzia che saranno effettuati nei prossimi giorni dall’A.G. di Marsala per capire se ci potrebbero essere sviluppi circa le responsabilità di ulteriori correi.
12.30 - Accanto al basista, Bianco, c'era poi il "reclutatore". Il palermitano Lo Bianco nell'o rganizzazione aveva infatti il compito di reclutare, a Palermo, la manodopera, i "picciotti" destinati ad eseguire materialmente le rapine.
Questi poi, si mettevano in contatto con il basista, Bianco. Dalle intercettazione sono anche emerse le modalità di reclutamento degli esecutori delle rapine. Ad esempio Bianco parla al suo basista di "incensurati", ragazzi. E anche di una donna, è infatti insolito che una donna venga reclutata per eseguire rapine in banca.
12.20 - Figura centrale nell'organizzazione era Giuseppe Bianco, definito come basista dell'organizzazione.
Nel suo ovile di Santa Ninfa, Bianco teneva divise da postino e da finanziere, placche identificative della Polizia e armi varie. Tutto il necessario, insomma, per effettuare le rapine. Bianco era inoltre quello che individuava i posti da colpire, il momento adatto per eseguire le rapine, fornire agli esecutori materiali la logistica necessaria per compiere organizzarsi.
12.00 - Gli arrestati sono Giuseppe Bianco, classe 1947, di Santa Ninfa; Salvatore Lo Bianco, classe 1950, di Palermo; Giuseppe Mangogna, classe 1968, venezuelano residente a Castelvetrano; Mario Settimo, classe 1971, di Santa Ninfa. Per questi ultimi due sono stati disposti gli arresti domiciliari.
L'indagine è partita da due tentate rapine avvenute nel marzo e nel dicembre 2011 ai danni della Banca di Credito Cooperativo di Partanna, nonchè dalla rapina portata a termine presso l'abitazione di due anziane signore, che sono state praticamente sequestrate in case, avvenuta a Santa Ninfa nel febbraio 2012. In tutte queste rapine i Carabinieri di Partanna sono riusciti ad arrestare gli esecutori materiali cogliendoli in flagranza di reato. Da qui sono partite le indagini, coordinate dal Pm della Procura di Marsala Dino Petralia, per risalire ai mandanti, agli organizzatori delle rapine. Attraverso un intenso lavoro di pedinamento, intercettazioni telefoniche e ambientali gli inquirenti sono riusciti a cogliere che quella che avevano davanti non era una semplice banda di ladruncoli ma una vera e propria organizzazione, coordinata da menti "raffinate", che aveva predisposto tutta una serie di rapine da compiere nel territorio del Belice.
8.00 - Con l’accusa di aver ideato e programmato tre rapine a mano armata, sequestrato due donne anziane a scopo di rapina ed aver detenuto armi di provenienza illecita, tra il marzo 2011 ed il giugno del 2012, stamane i Carabinieri della Compagnia di Castelvetrano hanno eseguito una complessa operazione di polizia volta a disarticolare un sodalizio criminale radicato tra Palermo e alcuni comuni della valle del Belice.
Quattro sono le persone sottoposte agli arresti. Le ordinanze, emesse dal Gip del Tribunale di Marsala, su richiesta della Procura della Repubblica, che ha condiviso il lavoro investigativo certosino e complesso dei Carabinieri, sono state eseguite nei Comuni di Castelvetrano,Santa Ninfa e Palermo.
Al momento non si hanno elementi sul coinvolgimento dell’organizzazione mafiosa, sebbene i Carabinieri stanno operando nel regno della primula rossa Matteo Messina Denaro