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24/05/2013 04:45:45

Due rapine in un giorno, condannato trapanese. Due rinviati a giudizio per la morte di Vincenzo Romeo

 Il 7 gennaio 2013 il giovane, in concorso con un complice non ancora trovato, assaltò una rivendita di tabacchi in via Del Legno. Genovese, con il volto coperto, rimase all'esterno mentre l'amico, armato di una pistola, fece irruzione nel locale. Il colpo però fallì a causa della  eazione del titolare che riuscì ad allontanare il malvivente mettendolo in fuga. Lo stesso giorno Genovese ed il complice, assaltarono un'altra rivendita di tabacchi, in Piazza Cimitero. Questa volta il colpo andò a segno. I due malviventi, dopo avere fatto irruzione nel locale, costrinsero la proprietaria, sotto la minaccia di un'arma, a consegnare i soldi custoditi nella cassa. Il colpo fruttò oltre ottomila euro. 

OMICIDIO COLPOSO.  Il gup di Marsala Annalisa Amato ha rinviato a giudizio, per omicidio colposo, Giuseppe Castelli e Ioan Trifan. Il gravissimo incidente avvenne all'altezza di contrada Addolorata. Il processo, davanti al giudice Riggio, inizierà il 10 dicembre. I due erano alla guida delle auto (una Lancia Y e una Seat Arosa)che il 17 giugno 2012 si scontrarono con lo scooter guidato dal 22enne Vincenzo Romeo. Il  giovane viaggiava lungo la Statale 115, nel tratto per Trapani, e andò a scontrarsi con un'auto che si immise sulla sua strada arrivando da un'arteria secondaria. Sbalzato dal suo scooter, il ragazzo fu travolto un'altra auto che proveniva dalla direzione opposta. Il decesso fu quasi immediato.

SPACCIO. Un giovane di 23 anni, Salvatore Turdo, di Castellammare è stato condannato a sei anni ed un mese di reclusione per detenzione e spaccio di sostanza stupefacente. Il nome di Turdo era saltato fuori durante alcune intercettazioni nell'ambito di un'indagine su un vasto giro di droga. Turdo fu fermato dalla polizia durante una cessione. Alla vista degli agenti tentò di liberarsi della droga gettandola dal finestrino. L'involucro contenente hashish fu prontamente recuperato

PRIULLA. E' stata dedicata ancora una volta all'esame dell'imputato il processo a Gaetano Priulla, funzionario della polizia accusato dalla sua ex amante di violenza sessuale. Lui ha cercato di ridimensionare le accuse.  Ha ribadito che tutti i rapporti sessuali intrattenuti con l'amante sono stati consenzienti, e che, addirittura, avrebbero continuato a frequentarsi anche dopo la denuncia.  «Lei - ha raccontato Priulla - mi disse di essere stata costretta a denunciarmi perché altrimenti il marito l'avrebbe ammazzata. Capii che ero stato venduto al fine di ottenere il perdono. Contro di me ci sono solo delle falsità». La presunta vittima si è costituita parte civile con l'assistenza dell'avvocato Nino Sugamele.