Persino il prefetto Leopoldo Falco, di solito compassato, si lascia scappare un desolato commento. “E una mazzata per il Comune. Un vero massacro!”. L’ordinanza suona anche come un garbato e sottile rimprovero. Basta leggere le motivazioni. Testualmente recitano: “Accerta che in sede di rendiconto 2011, il comune di Salemi ha FORMALMENTE rispettato il Patto di stabilità interno mediante una NON CORRETTA imputazione contabile ai “Servizi per conto di terzi” e mediante L’INDEBITA postergazione del riconoscimento di DEBITI FUORI BILANCIO formatisi nel 2011” (il maiuscolo è nostro). Come dire: avete cercato in tutti i modi di ricorrere a qualche escamotage per avere il disco verde, ma l’enorme massa dei debiti fuori bilancio, che gravano come un macigno, vi condannano a subire per il secondo anno consecutivo le pesanti sanzioni che scattano ogni qualvolta un comune non rispetta il Patto di stabilità. Galeotti furono solo ottomila euro. Una cifra irrisoria, in fondo. Il dottore Calamia aveva fatto l’impossibile. Si potrà dire peste e corna della legge, ma fino a quando è in vigore occorre rispettarla, sembra sottintendere la Corte. Dura lex, sed lex. E quindi dopo quelle per il 2010, si applicheranno le medesime sanzioni per il 2011, le cui conseguenze graveranno sul Comune nel 2014. Mentre per gli amministratori saranno immediate. I componenti della Giunta Sgarbi, ma anche i Consiglieri comunali dovranno restituire una parte dei compensi percepiti, pari al 30%. Contrariamente alla leggenda metropolitana tanto strombazzata, sia il sindaco sia gli assessori venivano regolarmente pagati per il ruolo ricoperto.
Di conseguenza le somme da risarcire sono proporzionalmente differenti. Sgarbi dovrà tornare indietro 10mila euro circa, rispetto ai 34.800 (2.900 mensili) regolarmente percepiti. E così a scendere il vicesindaco, il presidente del Consiglio e i consiglieri comunali. In totale quarantamila euro da rimborsare. Ma le conseguenze più gravi saranno tutte a carico dell’Ente Comune. Finanziariamente, ma anche con conseguenze sul funzionamento della macchina amministrativa. Tanto per fare un esempio, citiamo il caso dell’assistente sociale dottoressa Coppola. A causa dello sforamento per l’anno 2010, che vieta l’assunzione di personale, il Comune non ha potuto rinnovarle il contratto che scadeva proprio alla fine dello scorso anno. Invano il prefetto Falco aveva chiesto una deroga con una accorata istanza alla Corte. Niente da fare. Una legge che “uccide” un’altra legge è il massimo del paradosso. Come è noto, l’Ente Comune è obbligato ad avere nei propri ranghi la figura professionale dell’assistente sociale, pena il blocco di tantissime attività a questa correlata. Ebbene, le sanzioni per lo sforamento del Patto di stabilità ne hanno impedito e ne impediranno l’assunzione. Una abnormità, una fra le tante nella giungla legislativa italiana. Ma i riflessi della grave decisione della Corte si riverberanno su aspetti importanti della vita amministrativa comunale. Intanto per il secondo anno consecutivo si avrà la riduzione dei trasferimenti da parte del Ministero degli Interni fino ad un massimo del 5%, ci sarà l’obbligo di una stretta degli impegni di spesa corrente, ma anche il divieto assoluto degli indebitamenti, e, dulcis in fundo , il divieto di assunzione di personale a qualsiasi titolo. Una situazione che se definiamo “difficile”, rischiamo di passare per impenitenti ottimisti. Non si comprende quindi certa insofferenza mostrata da taluni settori della politica locale per la ventilata ipotesi circa la richiesta di proroga da parte della Commissione Straordinaria. Andare ad amministrare un comune in queste condizioni si rivelerebbe davvero un’impresa ardua. Nei giorni scorsi era circolata addirittura la notizia che essa si trovava già sul tavolo di un recente Consiglio dei Ministri. Il giornalino locale la lanciava come cosa fatta a cominciare dal titolo. Calma, verrebbe da dire! La verità invece è che il prefetto Leopoldo Falco, fino al momento in cui scriviamo, non ha ancora inviato alcuna richiesta di proroga. Fino a questo momento.
Franco Lo Re