Uno studio auspicato da anni, per tentare di capire zona per zona quali sono i punti “caldi” della città e i motivi per cui in alcune zone ci sono alte concentrazioni di malattie tumorali. Uno studio appunto che si concentra sulle micro zone, senza badare alle statistiche troppo generalizzate. Per capire la relazione tra l’insorgenza dei tumori e fattori ambientali, come l’inquinamento delle falde acquifere, delle cave di tufo coperte da rifiuti tossici, dell’utilizzo di fitofarmaci per irrigare i campi.
Lo studio riguarda la provincia di Trapani ed è tra i primi in Italia di questo genere. L’iniziativa, in particolare, è partita da Marsala dove da anni si registrano zone più colpite da malattie tumorali e leucemie fulminanti. A proporre questo lavoro all'Asp è stata, un paio d'anni fa, il consigliere provinciale del Pd Annamaria Angileri. La ricerca verrà presentata all’interno del convegno sul tema “Tecniche di georeferenziazione ed analisi spaziale dei tumori in provincia di Trapani (anni 2002-2006)”. “Lo studio - si legge in una nota di Provincia e Registro Tumori dell'Aspa - rapporta direttamente i singoli casi al territorio, per singola sezione di censimento, al fine di verificare, in presenza di cluster, l'eventuale correlazione con eziologie ambientali, familiari, o con rilevazioni puntuali di inquinanti, presenza di campi elettromagnetici, qualità dell'aria, etc.”
La presentazione dello studio dopo il consiglio comunale aperto dedicato alle malattie tumorali a nel triangolo Marsala-Mazara-Castelvetrano, in cui i vertici dell’Asp hanno presentato le statistiche del territorio. A Sala delle Lapidi i vertici dell’Asp avevano evidenziato che a Marsala ogni anno, a causa di malattie tumorali, muoiono in media 85 donne e 131 uomini. “In questo momento – aveva dichiarato il dottor Candura dell’Asp in consiflio comunale - il carico di patologia presente sul territorio di Marsala è di circa 2.700 soggetti affetti da tumore. Quindi il 2,7% della popolazione, in questo momento, è affetto”.
In quell’occasione molto sentito era stato anche l’intervento dell’architetto Nicola Sciacca, che senza giri di parole, ha detto in consiglio comunale ciò che molti negli anni non hanno saputo dire. Ossia che nel corso del tempo le cave marsalesi sono state riempite con rifiuti di ogni genere, smaltimento che veniva gestito dalle organizzazioni mafiose. In molti intanto si auspicano che questo ultimo studio darà un quadro più chiaro sulla situazione grave che vivono molte zone marsalesi e della provincia.