Un weekend, dedicato al vino, alla ricerca scientifica e all'analisi di marketing per aiutare gli enologi siciliani a valorizzare i propri prodotti seguendo la strada imposta dai nuovi trend di mercato.
Il tradizionale convegno regionale della Sezione Sicilia di Assoenologi, presieduta dall'enol. Giacomo Manzo, si è rivelato, ancora una volta, un momento d'incontro capace di riunire, per un intero weekend, un gran numero di enologi siciliani, esperti del settore, docenti universitari, tecnici, specialisti di comunicazione e di marketing per una riflessione completa su quello che il vino siciliano rappresenta oggi, per i siciliani e per il resto del mondo.
La prima giornata di lavori, moderata dal dott. Lucio Monte, dirigente responsabile ATS dell'Irvos (Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia), è stata dedicata proprio alla figura dell'enologo e alle sfide che lo attendono.
"L'enologo non è più il semplice tecnico di cantina che vinifica l’uva. E' il protagonista dell'intera filiera vitivinicola, dalla coltivazione della vigna alle operazioni di cantina, dalla vendita alla comunicazione. Deve conoscere il suo territorio, le regolamentazioni europee, le leve di marketing, la soggettività sensoriale del consumatore. E' al centro del mondo vinicolo e il vino è il mezzo più efficace per la comunicazione del nostro territorio e della nostra cultura. Quello che dobbiamo fare è unire le forze, comunicarlo e continuare a fare ricerca. E soprattutto, dobbiamo riservare maggiore attenzione ai giovani" - ha dichiarato il Presidente Giacomo Manzo ad inizio lavori.
Spazio poi proprio alle esperienze professionali: il dott. Antonio Pulizzi, tecnico vinicolo delle Cantine Colomba Bianca, ha parlato dello "Studio delle potenzialità del territorio attraverso innovativi metodi di monitoraggio" illustrando il progetto, portato avanti dalle Cantine Colomba Bianca, che prevede l'utilizzo di dati raccolti tramite mappe e Gps per aiutare il viticolture a capire come meglio comportarsi in vigna, arrivare puntuali sugli interventi agronomici necessari e individuare le più efficaci strategie di difesa.
Il dott. Filippo Buttafuoco, tecnico delle Cantine Settesoli, ha invece condiviso la sua esperienza di studio, soffermandosi sul tema de "Lo Chennin Blanc in Sicilia", cultivar minoritaria nel panorama viticolo siciliano su cui però la cantina ha deciso di puntare.
Di andamento del mercato mondiale ha invece parlato l'enologo Christian Scrinzi, direttore enologico e di produzione del Gruppo Italiano Vini, di cui fa parte l'azienda siciliana Rapitalà. "Il mercato - ha detto Scrinzi, dopo avere illustrato i dati sulla produzione e sul consumo di vino in diversi Paesi del mondo - diventa sempre più regionale, sia in ambito domestico che internazionale: il consumatore conosce ed identifica perfettamente le zone. Ciò condiziona quindi le tipologie dei prodotti da vendere. Per imporsi, il vino siciliano deve cambiare pelle. Bisogna venderlo con una connotazione fortemente siciliana".
La dottoressa Francesca Salvia, responsabile della segreteria tecnica organizzativa dell'Organismo di Controllo Irvos, è intervenuta sul "Ruolo dell'Irvos nella tracciabilità dei vini Dop e Igp siciliani" spiegando l'iter necessario per ottenere la relativa certificazione. "Nel 2013 sono già state rilasciate 453 certificazioni per un totale di 168mila ettolitri" - ha fatto sapere la dott.ssa Salvia - Moltissime le richieste per la Doc Sicilia".
La dottoressa Alida Milazzo, laureata in Viticoltura ed Enologia, ha infine esposto il suo studio su "Protocollo innovativo per la fermentazione naturale dei vini commerciali e loro monitoraggio microbiologico e chimico-fisico".
Al 19° Enosimposio è intervenuto anche l'Assessore regionale alle Risorse Agricole, il dott. Dario Caltabellotta che ha ringraziato Assoenologi Sicilia per la riflessione collettiva che promuove con ogni Enosimposio. "Da tempo - ha detto l'assessore - sosteniamo l'importanza dell'internazionalizzazione. La nostra conoscenza del prodotto adesso va proiettata su nuovi mercati. Dobbiamo sfruttare la grande percezione che la gente ha della Sicilia mettendo al primo posto la genuinità e la forza del prodotto".
La seconda ed ultima giornata di lavori, moderata dal professore Giancarlo Moschetti, Presidente del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia con sede a Marsala, è stata invece incentrata sul tema dell'identità territoriale e della biodiversità.
Il dott. Vito Falco, del Centro per l'innovazione della filiera vitivinicola Ernesto del Giudice della Regione Sicilia, ha illustrato i risultati della ricerca sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani svolto dallo stesso centro negli ultimi 10 anni. Il dott. Falco si è soffermato sullo studio della biodiversità, con particolare riferimento al Nero D'Avola, su selezione clonale e relazioni genetiche delle varietà siciliane con i vitigni del resto d'Italia. Nell'ambito di tale progetto, il centro ha recuperato anche antichi vitigni, già micro vinificati, che hanno mostrato delle performance enologiche interessanti e che hanno, di conseguenza, attirato già l'attenzione di alcune aziende.
A proposito di identità siciliana, l'Enosimposio ha deciso quest'anno di dedicare spazio ad uno dei brand siciliani di maggiore forza: il vino Marsala. L'enologo Enrico Stella, responsabile del comparto "Marsala" dalle Cantine Pellegrino ha fatto le proprie considerazioni su "Marsala: ieri, oggi e domani". "Il futuro del vino Marsala - ha detto Stella - si gioca sul mantenimento degli standard qualitativi oggi raggiunti, accompagnato da una massiccia comunicazione del prodotto. La sua dignità e le sue nobili tecniche di produzione lo rendono adatto ad un posto d'onore nelle abitudini enogastronomiche italiane ma dobbiamo credere di più nel nostro territorio".
Sul tema si è soffermato anche l'enologo Giuseppe Genna, dell' Irvos, che ha parlato de "Il legame del vino Marsala con il suo territorio". Genna ha illustrato un progetto avviato nel 2010 dall'Irvos e legato ad un'attività di sperimentazione pluriennale che ha come obiettivo il miglioramento dei vini della Doc Marsala e lo studio dei vitigni storicamente utilizzati. Lo studio proseguirà ora grazie all'impianto di un vigneto sperimentale su cui si conta di poter lavorare già dalla vendemmia 2014.
A chiudere i lavori del 19° Enosimposio infine una riflessione dell'enologo Antonino Santoro, della Cantina Donnafugata, dedicata ad un altro liquoroso di grande fama: il Passito di Pantelleria, straordinario esempio di viticoltura eroica, la cui produzione richiede un lavoro quasi esclusivamente manuale, con elevati costi di produzione, ma che rappresenta anche un importante esempio di sostenibilità. Sull'isola trovati vigneti che superano i cento anni di età.
"Sono stati due giorni di lavoro intensi - ha commentato infine il Presidente di Assoenologi Sicilia Giacomo Manzo - L'obiettivo principale dell'Enosimposio era quello di lavorare per una rivalutazione del territorio siciliano attraverso il vino, quale sinonimo di storia, cultura e tradizione ma anche elemento vivo, capace di produrre economia e sviluppo. Quale momento d'incontro tra tutti i tecnici siciliani - dice ancora il Presidente Manzo - l'Enosimposio ha rappresentato un'occasione importante per mettere da parte le individualità e costruire un sistema di squadra in vista di un bene comune".
L’evento è stato realizzato in collaborazione con l'Assessorato Regionale Risorse agricole ed alimentari, con l’I.R.V.O.S - Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia, con il corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia dell'Università di Palermo, con l'Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore “Abele Damiani” di Marsala.