«Datemi i soldi che ci penso io fare tutto il resto…» avrebbe detto a parecchi risparmiatori, promettendo di effettuare investimenti finanziari o stipulare contratti di pensione integrativa. In realtà, però, in parecchi casi, ciò non sarebbe avvenuto, ma il denaro sarebbe finito nelle tasche del Di Girolamo. . I fatti contestati sono relativi al periodo compreso tra il 2003 e il 2011. 26 le vittime, che gli hanno consegnato somme di denaro contante o assegni per investimenti finanziari, per stipulare contratti di pensione integrativa o per essere versati sui loro conti bancari. In diversi casi, però, Di Girolamo si sarebbe appropriato delle somme. Ad alcuni clienti della banca, inoltre, consegnava denaro spacciandolo per interessi maturati su fondi d'investimento o titoli acquistati con la sua intermediazione. Ma in realtà il denaro sarebbe stato prelevato dai conti degli stessi clienti o di altri correntisti. Notevole l'ammontare della truffa, quantificata in circa un milione di euro. Con Giacomo Di Girolamo saranno processati anche un altro promotore finanziario della Banca Mediolanum, Francesca D'Amico, di 36 anni, che in diversi casi avrebbe agito d'intesa con l'ex direttore (entrambi difesi dall'avvocato Ignazio Bilardello), e Stefano Di Girolamo, di 44 anni, maresciallo della Marina militare, fratello di Giacomo: si sarebbe appropriato di un paio di assegni.
TRUFFA E FALSO. Una commerciante ottantenne di Trapani è stata condannata per truffa e falso. La pena è stata convertita dal giudice monocratico in una multa di sei mila euro. Il procedimento era a carico anche del figlio della donna, nel frattempo deceduto. Nel 2008 M.F., titolare di una rivendita di corredi e tessuti, dove lavorava come collaboratore il figlio, avrebbe contraffatto la firma in alcune cambiali di tre clienti per complessivi cinque mila euro. Si è presentata al Banco di Sicilia per incassare. Le tre clienti, costituetisi parti civili nel processo, hanno ottenuto un risarcimento di 2200 euro a testa.
RAPINA. Francesco Paolo Cammareri, pregiudicato di 34 anni e Ignazio Cammareri, di 31 anni, sono stati assolti dall'accusa di concorso in rapina ad un supermercato Conad, il 29 Novembre del 2010. I rapinatori, con i volti coperti da calze di nylon, armati di pistola, avevano costretto i cassieri a consegnare circa duemila euro. A puntare il dito contro i Cammareri era stato uno dei due presunti complici. Ma il giovane, in aula, s'è avvalso della facoltà di non rispondere. Da alcuni accertamenti, disposti su richiesta dell'avv. Agatino Scaringi, non è emersa alcuna compatibilità tra le tracce biologiche sulle calze di nylon ed i due presunti rapinatori.Francesco Paolo Cammareri è stato di recente condannato nel processo che ha preso il via dall'operazione "Pizzo al pomodoro".
FALSA TESTIMONIANZA. Aveva mentito nel corso di un processo nel quale era stato chiamato a deporre nella qualità di testimone.Un uomo di 64 anni, Nicolò Candela, di Trapani, è stato condannato ad un anno e quattro mesi per falsa testimonianza.
MINACCIA. Michele Giano ed Alessandro Iovino, di 53 e 30 anni, sono stati condannati a sette mesi di reclusione ciascuno per minaccia a pubblico ufficiale. Minacciarono alcuni carabinieri.L'episodio era accaduto il 16 maggio del 2009 a San Vito Lo Capo.
MINOA. E' stata rinviata ad Ottobre la sentenza nel processo che, davanti al giudice Sergio Gulotta, a Marsala, vede imputato, per intossicazione alimentare, il marsalese Vito Sciacca, titolare della sala ricevimenti Minoa. Il giudice ha infatti emesso un'ordinanza con cui spiega che «ai fini del decidere è assolutamente necessario ascoltare il dottor Vincenzo Cammarata (funzionario dell'Asp, ndr) sugli esiti delle analisi di laboratorio effettuate sugli alimenti prelevati». Il magistrato ha spiegato che per emettere la sentenza ha bisogno di alcuni «chiarimenti».
Il processo a Vito Sciacca, difeso dall'avvocato Paolo Paladino, è scaturito dalla denuncia presentata da buona parte delle persone, quasi tutte di Campobello di Mazara, che si sentirono male dopo aver partecipato a un ricevimento nuziale la sera del 2 gennaio 2010. Qualche ora dopo aver gustato una serie di pietanze a base di pesce, furono in parecchi, infatti, a dover ricorrere alle cure del Pronto soccorso dell'ospedale di Castelvetrano. Compresi gli sposi, che dovettero rimandare di qualche giorno il viaggio di nozze. «Un'intossicazione alimentare - dice la sposa - che per i titolari della sala sarebbe stata, invece, frutto di un virus».