Il “patronato” infatti in questa veste si occupa dei compiti di istruttoria dei fascicoli aziendali delle imprese agricole, oltre che della gestione delle domande che le medesime aziende presentano, a vario titolo, per l’accesso a specifiche misure di sostegno all’agricoltura.
La truffa - secondo gli inquirenti - quindi si concretizzava grazie collaborazione illecita posta in essere ininterrottamente nel corso degli anni da Chirco Vincenzo, Giacomo Passalacqua e Giacomo e Piernicola Abrignani; tutti e ciascuno con ruoli e funzioni specifici e determinati:
Chirco Vincenzo, quale titolare compiacente dell’inesistente ditta individuale a lui intestata, deceduto nel corso delle indagini;
Giacomo Passalacqua, quale responsabile del Nucleo Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) di Strasatti;
Giacomo Abrignani, quale responsabile della C.I.A. (Confederazione Italaina Agricoltori) di Strasatti;
Piernicola Abrignani, figlio di Giacomo, quale collaboratore della C.I.A. di Strasatti.
L'ndagine, eseguita grazie anche all’ausilio di mezzi tecnici, ha permesso anche di accertare l’illecito accordo raggiunto tra i quattro soggetti – principali ideatori del disegno criminoso -, finalizzato all’instaurazione dei fittizi rapporti di lavoro dipendente, necessari per l’erogazione dell’indennità di disoccupazione in favore dei falsi braccianti agricoli.
Infine, alla luce degli ulteriori elementi acquisiti, sono in corso indagini finalizzate ad identificare numerosi soggetti, destinatari di altre fittizie assunzioni per un numero di giornate sufficiente per ottenere l'indennità di disoccupazione, nonché le aziende agricole coinvolte, le quali consapevolmente hanno provveduto all’instaurazione di falsi contratti di lavoro.
12.10 - Alla truffa - sottolineano gli inquirenti - è stata assulutamente necessaria la partecipazione di soggetti qualificati in grado, assieme, di reclutare sul territorio persone interessate a beneficiare dell'indennità di disoccupazione. Inoltre questa gente doveva essere riconoscibile sul territorio come in grado di organizzare una truffa del genere, quindi anche la fama di persone competenti del settore, e allora conoscitori della materia.
12.00 - Ma è stato comparando tutti i dati che si è venuto a capo della truffa. Mettendo assieme i valori relativi alla produzione di uva nei terreni della figlia con i soli costi dichiarati dalla ditta di Chirco Vincenzo (retribuzioni e contributi)
si evidenzia perfettamente che l'azienda era inesistente e i rapporti di lavoro fittizi. Infatti alla produzione di uva per oltre 13 anni per un valore di 40 mila euro corrispondono delle spese per i lavoratori solo su carta per 350 mila euro oltre a circa 80 mila euro per contributi previdenziali a carico dell'azienda (mai versati), per un totale di 430 mila euro. Una differenza tra costi e guadagni insostenibile, se fosse stata vera. Senza tener conto degli altri costi di gestione che un'azienda solitamente deve sostenere.
11.55 - I documenti sulla situazione contributiva
della ditta di Vincenzo Chirco che si riferiscono al periodo 1998-2010 hanno inoltre certificato un debito dell'azienda nei confronti dell'Inps per un totale ci circa 80 mila euro, scaturiti dal mancato pagamento dei contributi derivanti dai rapporti di lavoro fittizi avuti con i falsi dipendenti. Inoltre le carte dicono che dal 1998 al 2010 la ditta ha dichiarato retribuzioni ai dipendenti (sempre falsi) per un totale di 350 mila euro.
11.50 - I testimoni ascoltati durante le indagini hanno riferito che Chirco coltivava personalmente i proprio terreni, pochi e piccoli, in grado di garantire la sussistenza soltanto della famiglia senza alcuna necessità di altri lavoratori. Altro particolare è quello che riguarda sempre Chirco, che nel 1991 era stato riconosciuto cieco assoluto. Alcuni terreni poi erano di proprietà della moglie di Chirco che nel 2006 venivano acquistati dalla figlia nell'ambito di una procedura esecutiva. Questi terreni producevano uva che veniva conferita presso una cantina sociale, per questo affare la figlia aveva invassato dal 1998 al 2011 circa 40 mila euro.
11.40 - Sono diversi gli indizi che hanno portato gli investigatori a compiere l'operazione anti frode di oggi. Innanzitutto la ditta riferibile a Chirco, quella utilizzata per assumere fittiziamente numerosi braccianti agricoli, aveva cessato l'attività nel 1996. I terreni sui quali e grazie ai quali la ditta svolgeva la propria attività erano in parte di proprietà di Chirco e dei familiari, alcuni appartenevano a terzi che hanno smentito di avere dato in
gestione a Chirco.
11,00 - Tutto si svolgeva attraverso la Cia e l'Acli di Marsala Strasatti.
Indagate, oltre i tre arrestati, ci sono 15 persone, a piede libero. La truffa è iniziata nel 1996 e sono state percepite indennità di disoccupazione senza titolo per 300.000 euro. Tutto veniva fatto con assunzioni fittizie presso un'azienda anch'essa falsa, intestata a Vincenzo Chirco, morto durante le indagini. L'indagine nasce da un controllo della Guardia di Finanza del 2010. Non c'è stata alcuna denuncia, nonostante i 12 anni di attività del sodalizio. "Non è la solita truffa del falso invalido - ha detto il sostituto Scalabrini - ma un vero e proprio sistema, messo in atto da soggetti preparati e coscienti del meccanismo di attribuzione delle indennità di disoccupazione".
10,50 - Ecco i nomi degli arrestati: Giacomo Passalacqua, di 71 anni, Giacomo Abrignani e Piernicola Abrignani, padre e figlio di 61 e 37 anni. Sono i responsabili di Acli e Cia di Marsala, con uffici in contrada Strasatti. Il titolare dell'azienda "cartiera" è Vincenzo Chirco, imprenditore defunto. Passalacqua è responsabile della Acli. Giacomo Abrignani è responsabile della Cia di Strasatti, e il figlio Piernicola un suo collaboratore.
07,00 - Tre sindacalisti sono stati arrestati dai finanzieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Marsala. Due sono residenti a Petrosino, uno a Marsala.
L'accusa è di falso e truffa. Sono accusati di aver fatto da registi ad un giro, scoperto dalle indagini curate dal sostituto Scalabrini, che mirava a far percepire indennità di disoccupazione dall'Inps senza titolo ad alcuni lavoratori marsalesi. In particolare le indagini si sono concentrate su una ditta, che esisteva solo sulla carta - il titolare è nel frattempo deceduto - che avrebbe garantito falsi posti di lavoro, ai quali seguivano false indennità di disoccupazione ad una ventina di persone, tutte indagate per falso e usurpazione. I nomi e i particolari saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa convocata in Procura, a Marsala, alle 10 e 30. “E’ stato smantellato un sistema” è il commento alle indagini da parte degli investigatori.
In altre parole, attraverso la realizzazione di false posizioni Inps venivano erogate indennità di disoccupazione. Le accuse contestate nelle ordinanze sono di associazione per delinquere, falso e truffa aggravata. Dall'indagine è emerso che, attraverso le falsificazioni, ai fini della truffa veniva utilizzata anche un' azienda fantasma. Uno dei meccanismi del raggiro sarebbe stato costituito, inoltre, dalla corresponsione di contributi ai sindacati collegati ai tre arrestati. I falsi lavoratori risultavano alle dipendenze di un'azienda inattiva. .
L'inchiesta sulla truffa all'Inps ha consentito di accertare che nella banca dati dell'istituto di previdenza erano stati inseriti decine di rapporti di lavoro fittizi ai quali erano seguiti altrettanti fittizi licenziamenti con la conseguente corresponsione dell'indennità di disoccupazione.