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06/07/2013 05:00:40

Indennità di disoccupazione false. Ecco tutti gli altri indagati della truffa all'Inps

Sono 15, infatti, le persone iscritte nel registro degli indagati, e l’elenco potrebbe allungarsi. Un’indagine che prosegue ancora, ha detto il Procuratore Alberto Di Pisa, e che avrebbe scoperchiato un sistema ben collaudato e ben diverso dalle classiche truffe isolate. Il tutto, secondo gli inquirenti, era basato su un’azienda “cartiera”, ossia inesistente, riferibile a Vincenzo Chirco, nel frattempo deceduto. Poi c’erano i patronati , Acli e Cia di Marsala Strasatti, gestiti da Giacomo Passalacqua, di 71 anni, Giacomo Abrignani e Piernicola Abrignani, padre e figlio di 61 e 37 anni. Sono accusati di aver fatto da registi ad un giro, scoperto dalle indagini curate dal sostituto Scalabrini, che mirava a far percepire indennità di disoccupazione dall'Inps senza titolo ad alcuni lavoratori marsalesi. In particolare le indagini si sono concentrate sulla ditta di Chirco che avrebbe garantito falsi posti di lavoro, ai quali seguivano false indennità di disoccupazione. Secondo gli inquirenti una truffa del genere poteva essere messa in atto soltanto con le competenze specifiche e la conoscenza delle norme in materia di previdenza sociale. I quindici soggetti indagati sarebbero stati i destinatari illegittimi delle indennità di disoccupazione, per questo l’accusa è di falso e truffa. 

Si tratta di Salvatore Ampola,di 48 anni, Giacomo Cosentino, di 48 anni, Andrea Salvatore De Pasquale, di 44, Francesco De Vita, di 68, Gaspara Giacalone, di 70, Giovanni Giacalone, di 38, Marcella Giacalone di 43, Ignazio Lombardo di 29, Emanuele Maggiore di 40, Antonio Monaco di 51, Pasquale Paladino di 65, Tommaso Pipitone di 50, Antonino Sciacca di 31, Matteo Zerilli di 55 anni e Pasquale Zichichi di 56. Come hanno detto anche in procura però l’elenco potrebbe allungarsi, sintomo di un sistema molto diffuso, quello dalla finta disoccupazione. E lo stesso sostituto procuratore Nicola Scalabrini che ha curato l’indagine ha detto che i sindacalisti erano ben consapevoli di quello che stavano facendo, e alla base della misura cautelare c’è proprio il rischio di continuazione del reato.
Intanto Diego Tranchida, avvocato di Pier Nicola Abrignani, collaboratore presso l’Aci di Strasatti agli arresti domiciliari, ha respinto tutte le accuse. “Il mio assistito non deve rispondere delle accuse – ha detto il legale - perché la sua mansione era quella di registrare delle pratiche redatte da altri. Sia Pier Nicola che il padre Giacomo (difeso dall’avvocato Giacomo Pipitone) non avevano il compito di verificare che effettivamente ci fosse il rapporto di lavoro con l’azienda Chirco”.