Davanti al gup Annalisa Amato, a patteggiare, subendo condanne tra un anno e 4 mesi e due anni e otto mesi di reclusione (pena sospesa), sono stati Davide Ancona, di 21 anni, Saverio Bellafiore, di 24, Gaetano Farro, di 29, Giovanni Ingraldi, di 39, nonché Alessio e Vincenzo Minore, rispettivamente di 24 e 27 anni. A quest'ultimo è stata inflitta la pena più severa: 2 anni, 8 mesi e 10 giorni, commutati in «lavori di pubblica utilità», in continuazione ad una pena emessa per fatti analoghi. L'indagine consentì di fare luce sullo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina e hashish) in diversi centri della Valle del Belice: Partanna, Santa Ninfa, Salemi e Vita. La droga smerciata sarebbe arrivata da Palermo.
Hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato Giuseppe e Francesco Di Stefano, di 23 e 26 anni, Maurizio Cangemi, di 23, Antonino Falletta, di 32, e il 26enne attore palermitano Francesco Casisa, che era già stato arrestato nel 2008 e poi condannato per fatti di droga. Unico indagato nell'operazione «Bronx 2» a scegliere il rito ordinario è stato il 34enne Vito De Priamo. L'indagine, avviata a giugno 2011, è stata la prosecuzione di un'altra inchiesta conclusa due mesi prima. Secondo l'accusa, la rete di spacciatori, per rifornirsi di droga , si recava a Palermo con cadenza settimanale. Il loro mercato era costituito da numerosi giovani della Valle del Belice. A Partanna, centro di smercio era la contrada Camarro, dove ad agire sarebbero stati Ancona e Bellafiore, coadiuvati da Farro e Falletta, che sarebbero stati i «corrieri». A Santa Ninfa, invece, a gestire il traffico sarebbero stati i fratelli Di Stefano. Archiviata la posizione di un'altra indagata, Giuseppina Tudisco. Sulla richiesta di rinvio a giudizio, come pure sugli abbreviati, il gup deciderà il 16 luglio. Tra i difensori, gli avvocati Gianni Caracci e Diego Tranchida, Enza Pamela Nastasi e Melchiorre Palermo.
ATTI OSCENI. Un giovane di 22 anni di Trapani, R.D., è stato condannato a due mesi di reclusione per atti osceni in luogo pubblico.
Il 29 Agosto del 2011 si è avvicinato con una scusa a due ragazze, nella frazione Fontanasalsa, a bordo della sua auto, e, con la scusa di chiedere indicazioni stradali, si è abbassato i pantalocini, mostrando i genitali. .La sentenza è stata emessa dal giudice per le udienze preliminari di Trapani Antonio Cavasino che ha convertito la pena detentiva in una multa di quindicimila euro.
CARADONNA. Non si terrà, a causa dello sciopero degli avvocati, l'udienza che era prevista per oggi per Don Vito Caradonna. Il parroco marsalese è accusato di circonvenzione di incapace. Caradonna è stato già condannato in primo grado per tentata violenza sessuale.
Come già si era delineato nelle precedenti udienze del processo, la posizione di Don Caradonna, in questo processo, si va alleggerendo. Era stato raggiunto da un provvedimento di divieto di dimora a Marsala perchè, secondo la Procura, aveva sottratto con raggiri ad un suo parrocchiano, Matteo Di Girolamo, circa 70.000 euro. Sempre secondo la Procura la sottrazione di questa cifra era giustificata da una dipendenza di Caradonna per il "Gratta & Vinci". Nell'ultima udienza ha testimoniato l'avvocato Nino Sammartano, vicino di casa della famiglia Di Girolamo: "Sapevo che Caradonna doveva a Di Girolamo 70.000 euro - ha detto Sammartano - ma ho saputo che il debito è stato estinto dal notaio Galfano. Sulla vicenda non è mai stata sporta alcuna denuncia". Ha testimoniato anche il padre di Matteo, Antonio Di Girolamo: "Ho saputo della vicenda mentre guardavo la televisione con mio figlio. Su Canale 2, al telegiornale, si parlava del processo a Don Vito per tentata violenza sessuale e mio figlio mi ha detto che gli aveva prestato dei soldi". Anche Di Girolamo ha confermato che i soldi sono stati restituiti.
"Nessun raggiro da parte di Caradonna - aggiunge Pellegrino -. Il mio cliente ha consegnato i soldi dati da Di Girolamo, che è autonomo, con un certo ritardo dovuto al fatto che aveva venduto un appartamento di suo proprietà in Via Giordano Bruno e aspettava di incassare la cifra".
MALTRATTEMENTI. Un uomo di 36 anni di Castellammare del Golfo è stato condannato dal Tribunale di Trapani a due anni per maltrattamenti in famiglia. La condanna è avvenuta nonostante la moglie abbia cercato di scaglionarlo. Dalle risultanze investigative è emerso che una volta il marito addirittura le bruciò alcuni capelli con un accendino, oltre ad averla ripetutamente picchiata.
DROGA. Il gup di Trapani Antonio Cavasino ha deciso di non doversi procedere nei confronti di una donna di 46 anni chiamata a rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente: il fatto non è previsto dalla legge come reato. Il 24 aprile del 2012 era stata trovata in possesso di alcuni grammi di droga.
EVASIONE. Una giovane di 28 anni, Veronica Monreale, trapanese, è stata condannata, in continuazione con una precedente pena, a due mesi e venti giorni di reclusione per evasione dagli arresti domiciliari.
FALSO. Anna Rita Rallo, 41 anni, di Cremona, è stata condannata, dal giudice Franco Messina, ad otto mesi di reclusione. Indicò delle informazioni false in occasione di una selezione per la nomina di due assistenti sociali presso il Comune di Erice alla quale prese parte. La pena è stata sospesa.
FALSE FATTURE. Il giudice Piero Grillo ha condannato Michele Sugameli, 53 anni, trapanese, a sei mesi di reclusione. Ha emesso fatture false per evitare di pagare le tasse.