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24/07/2013 04:27:35

Chiesti 15 anni per Di Bartolo, l'uomo che assassinò il padre. Usura, prevista oggi la sentenza per Rallo e Biondo

Sin dall'inizio, ha ammesso le proprie responsabilità. E per lui sono stati chiesti 15 anni di reclusione.
Uno violento scontro scoppiato, secondo Lorenzo Di Bartolo, per futili motivi: l'anziano genitore s'era rifiutato di partecipare al battesimo del nipotino. Di Bartolo ha anche riferito di non essersi reso conto, inizialmente, di avere provocato la morte del padre. Soltanto al ritorno dalla cerimonia avrebbe capito che il genitore era deceduto. Il processo, che si tiene con il rito abbreviato, proseguirà oggi con le eventuali repliche, poi  il gup Lucia Fontana si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.

USURA. E sempre per oggi è prevista la sentenza per 74enne ex imprenditore edile marsalese Mario Rallo e al genero Francesco Biondo, 48 anni, insegnante di sostegno, processati in Tribunale con l'accusa di usura. Per entrambi il pm Scalabrini ha chiesto la condanna a 7 anni di carcere più 25 mila euro di multa.
«Durante il processo - ha però affermato l'avvocato GiovanniGaudino nel corso della sua arringa difensiva - le contestazioni si sono ridotte al minimo». Rallo e Biondo nel marzo 2007 furono posti agli arresti domiciliari dai carabinieri. I fatti si riferiscono al periodo tra il 2001 e il 2006. Otto le parti civili ammesse al processo. Wecondo gli inquirenti «si facevano dare e promettere - tramite assegni post-datati, per se stessi, quali corrispettivi di prestiti di somme di denaro - interessi e altri vantaggi usurari, con l'aggravante di aver richiesto, in garanzia, proprietà immobiliari, approfittando dello stato di bisogno di numerose vittime tra commercianti e imprenditori della provincia di Trapani».
Alcune di queste, per fare fronte al debito, hanno dovuto cedere le loro attività commerciali o stipulare contratti preliminari di vendita. Qualcuno, rivelarono gli investigatori, minacciato di ritorsioni, avrebbe persino maturato il proposito di suicidarsi. Furono sequestrate ingenti somme di denaro contante, titoli di credito post-datati, dichiarazioni di impegno di debito e altri valori.
Dopo l'avvio dell'indagine, come rivelarono gli inquirenti nel 2007, alle vittime sarebbe stato «consigliato» di dire ai carabinieri che si trattava di «prestiti concessi a titolo di cortesia, senza interessi».