Ad essere condannato è stato l'ex imprenditore edile marsalese, oggi in pensione, Mario Rallo, di 74 anni. Per lui un anno e mezzo di carcere per usura. La pena è stata sospesa. Il genero di Rallo, Francesco Biondo, 48 anni, insegnante, è stato assolto "per non aver commesso il fatto". Rallo è stato condannato soltanto per uno dei diversi casi di usura contestati dall'accusa: quello relativo al prestito fatto ai fratelli Pocorobba, ai quali è stato accordato un risarcimento danni complessivo di 3mila euro. Il Tribunale ha, inoltre, ordinato la confisca a Rallo di beni per un valore equivalente all'usura accertata (350 euro). A emettere la sentenza è stato il Tribunale presieduto da Gioacchino Natoli (giudici a latere Sara Quittino e Roberto Riggio). Il pm Nicola Scalabrini aveva chiesto la condanna di Rallo e Biondo a 7 anni di carcere più 25 mila euro di multa ciascuno. I due imputati, difesi dall'avv. Giovanni Gaudino, nel marzo 2007 erano stati posti agli arresti domiciliari dai carabinieri. Secondo gli inquirenti suocero e genero «si facevano dare e promettere - tramite assegni post-datati, per se stessi, quali corrispettivi di prestiti di somme di denaro - interessi e altri vantaggi usurari, con l'aggravante di aver richiesto, in garanzia proprietà immobiliari, approfittando dello stato di bisogno di numerose vittime tra commercianti e imprenditori della provincia di Trapani». I fatti contestati si riferiscono al periodo tra il 2001 e il 2006. Nel corso delle perquisizioni domiciliari effettuate i carabinieri scoprirono e sequestrarono ingenti somme di denaro contante, titoli di credito post-datati, dichiarazioni di impegno di debito e altri valori. Otto le parti civili ammesse al processo. E quattro di queste, tra cui l' Associazione antiracket e antiusura, erano rappresentate dall'avv. Giuseppe Gandolfo. Ieri, infine, il Tribunale ha disposto la trasmissione in Procura degli atti relativi all'udienza in cui ha testimoniato una delle presunte vittime, Nicolò Marcello D'Alberti.
DI BARTOLO. Lorenzo Di Bartolo, 61 anni, di Calatafimi-Segesta, è stato condannato a dieci anni e otto mesi di reclusione per l'omicidio dell'anziano padre, avvenuto il 19 Agosto scorso. La sentenza è stata emessa ieri dal gup di Trapani Lucia Fontana.
Al culmine di una violenta lite Lorenzo Di Bartolo aveva impugnato un bastone colpendo al capo l'anziano padre, Michele, di 82 anni. Soltanto diverse ore dopo l'omicidio, nelle prime ore della mattinata del giorno successivo, l'uomo aveva chiesto l'intervento dei carabinieri. Lorenzo Di Bartolo aveva ammesso immediatamente le sue responsabilità. La lite era nata perchè il padre si era rifiutato di partecipare al battesimo di un nipote provocando la violenta reazione del figlio. Dopo l'aggressione era andato al battesimo del nipote. Soltanto al momento del ritorno a casa, dopo la conclusione dei festeggiamenti protrattisi fino alle 3 di notte, Lorenzo Di Bartolo si era reso conto del decesso del padre.
Inizialmente aveva chiamato un'agenzia di pompe funebri. Solo dopo aveva pensato di chiedere l'intervento di un medico.
Il pubblico ministero Franco Belvisi, che ha coordinato le indagini, aveva chiesto, al termine della sua requisitoria, la condanna dell'imputato a 15 anni di reclusione.