Sono state confermate le misure cautelari per i protagonisti dell’operazione antiprostituzione denominata “Cupido” scattata a Marsala due settimane fa.
Operazione messa in atto dai carabinieri di Marsala che hanno scoperto che all’interno del night Cupido ci sarebbe stato un giro di prostituzione. Le misure cautelari hanno riguardato Francesco Bianco, marsalese 70enne, proprietario dell’immobile in cui era stato allestito il night. Giovanni Candela, ericino 41enne, e Andrea Figuccia, marsalese 59enne, gestivano invece il night. Ai tre sono stati disposti gli arresti domiciliari, confermati dal Gip di Marsala a seguito degli interrogatori di garanzia. Altre due persone sono state coinvolte nell’operazione, si tratta di Vincenzo Figuccia, marsalese di 29 anni, e Diego Marino, 33enne marsalese, che sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza. Misura confermata anche per loro. Unica eccezione è stata concessa ad Andrea Figuccia, per lui il giudice ha confermato gli arresti domiciliari ma autorizzandolo a recarsi a lavoro. Per Giovanni Candela il suo avvocato Nino Sugamele aveva chiesto la revoca dei domiciliari, o una misura meno restrittiva, “c’è infatti un’intercettazione – aggiunge il legale – in cui Candela parla con una delle ragazze che le riferiva di comportamenti ‘impropri’ di un’altra collega, e lui la rimprovera contrariato”. Il Gip però ha rigettato la richiesta e si sta pensando di ricorrere al Tribunale della Libertà. Francesco Bianco ha invece risposto alle domande del giudice. Bianco è il proprietario dell’immobile e – dichiara il suo avvocato Paolo Paladino – “non è accusato di aver gestito il club. Il mio assistito ha spiegato la sua estraneità ai fatti”. Lo proverebbe secondo il legale il prezzo dell’affitto del locale, con contratto registrato, che è uguale a quello percepito da Bianco quando affittava l’immobile per bar. Diego Marino e i due Figuccia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L’indagine sul Cupido ha inizio da un incendio ai danni di un’attività commerciale la notte dell’8 dicembre 2011: l’obiettivo iniziale delle investigazioni, infatti, è stato quello di individuare gli autori dell’incendio doloso con chiare finalità intimidatorie, seguito da ulteriori due danneggiamenti nel febbraio 2012.
Qualche tempo dopo un agente di Polizia giudiziaria - dietro autorizzazione del G.I.P. di Marsala - si è finto cliente del club, non solo si riuscivano a identificare gli autori ed i relativi mandanti quei danneggiamenti, ma anche a delineare una vera e propria organizzazione, con ruoli ben definiti, che dietro un’associazione celava una vera e propria casa di prostituzione.
Secondo le indagini Bianco Francesco è risultato essere il proprietario dell’immobile dove è allestito il locale notturno “Cupido Club”, il quale era stato concesso in affitto a Candela Giovanni in qualità di primo socio del club e successivamente legale rappresentante della società cooperativa “Cupido One”, in quanto lo scorso agosto veniva cambiata la denominazione e la struttura societaria.
Figuccia Andrea rivestiva, invece, la carica di vice presidente dell’associazione e con la collaborazione del figlio Vincenzo, prima barista e poi vice amministratore dell’associazione, e Marino Diego - socio del Club - controllava, dirigeva ed amministrava, secondo le indagini degli inquirenti, tutta l’attività di prostituzione. Candela Giovanni, inoltre, avrebbe avuto il compito di contattare e reclutare le ragazze per la maggioranza straniere con lo scopo di favorirne la prostituzione all’interno del locale notturno, acquisendo informazioni relative all’età, caratteristiche fisiche ed impieghi nel settore, illustrando le modalità di pagamento e la sistemazione abitativa. In quest’ultimo fattore logistico, Candela veniva aiutato soprattutto da Figuccia Andrea. Le donne destinate all’attività del meretricio venivano alloggiate presso le proprie abitazioni, in appartamenti con contratto di locazione oppure in alcuni Bed & Breakfast dislocati a Marsala ed in Provincia di Trapani. Per la loro opera i membri del sodalizio trattenevano il 50% dei proventi derivanti dall’attività di prostituzione, quantificabili in 50 euro per ogni prestazione sessuale con una durata di 10 minuti che veniva consumata all’interno dei privè del locale. Il tutto avveniva sotto il controllo e la supervisione di Figuccia Vincenzo e Marino Diego, che oltre a curare gli spostamenti logistici delle ragazze dal loro arrivo a Marsala, contabilizzavano il tempo trascorso con il cliente e riscuotevano il dovuto alla cassa. Importanti i guadagni accertati: ad esempio, se in una serata una ragazza guadagnava 160 euro per 7 consumazioni e 5 privè, avrebbe fatto incassare 320 euro ai gestori del locale, ricevendone la metà; per tale motivo le ragazze, anche con toni molto spinti, invogliavano gli uomini ad appartarsi con loro nei privè al fine di aumentare i loro ricavi.