Qualche giorno fa, un collega mi ha fatto vedere un articolo su un sito di informazione locale che riguarda la segnalazione di un cittadino su un alberello pregiato e abbandonato nella via Garibaldi, a Marsala.
Quello che mi ha colpito della notizia sono le e-mail dal tono esasperato e polemico, che esulano dall’interesse culturale dell’albero per dare libero sfogo alle critiche deleterie.
Per le mie convinzioni, i contenuti polemici sull’incolpevole alberello dai toni sferzanti del tipo: “Cantare una ninna nanna all'alberello,.. Determinazioni urgenti sull'alberello del comune, .. Non ho capito qual è la proposta,..Ma che pianta è ?, etc”, mi sembra il concorso lilibetano delle frasi fatte ad effetto scenico degli aspiranti personaggi in cerca di visibilità gratuita! Dove, al posto delle proposte di merito si lotta per scalare la cima delle preferenze del concorso di: “chi le spara più grosse…”.
Visto i miei natali marsalesi, quanto la mia indole sento il dovere di dare una mano propositiva a conoscere il nostro alberello, esposto alla gogna nella pubblica via, dandoci nome e meriti.
L’indizio della scorza liscia (cerulea), l’altezza e la conformazione della chioma sembrano indicare la Lagestroemia indica. Una specie di alberello molto apprezzata nel Nord Italia – rara nell’areale mediterraneo- per le sue caratteristiche morfologiche e vegetative, che sono interessanti anche per i marsalesi. Tra le quali ricordo: le modeste dimensioni della chioma, la vistosa e persistente fioritura estiva e la lenta crescita della specie (vedi foto). Dal profilo economico e gestionale le prerogative della Lagestroemia, che sono opposte alle dimensioni e al vigore dei Ficus che caratterizzano i viali marsalesi, appaiono nettamente migliori sia dal profilo estetico sia per i costi gestionali unitari.
Per l’aspetto estetico ricordo che: la Lagestroemia (potata) fa una persistente e vistosa fioritura estiva dal rosa al fuxia, nel Ficus invece i fiori sono impercettibili. Cosi come i costi gestionali unitari sono a favore della lagestroemia, per le sue dimensioni e crescita contenuta rispetto ai vigorosi ficus. Per esempio tutti vediamo i tipici “ficus quadrati” dei viali marsalesi (via Crispi, Mazzini, Gramsci, etc). Ma non tutti sanno che questa innaturale forma della chioma è necessaria per contenere il vigore delle fronde che invadono sia la carreggiata che le abitazioni limitrofe. Una pota di contenimento periodica indispensabile e costosa (60-100 euro) per i ficus che diventa opinabile nella Lagestromia, a causa della chioma contenuta e dalla crescita lenta.
Con questa semplice valutazione delle ricadute economiche e funzionali indotte dalla morfologia della specie, credo che molti ottimisti possono indulgere a dire che: “A Marsala si può (a parità di spesa) raddoppiare il verde pubblico e dimezzare i costi gestionali unitari”
Questa ipotesi di: “Raddoppiare il verde pubblico dimezzando le spese gestionali” assume in ognuno di noi interpretazione diverse, secondo le proprie cognizioni e conoscenze. Per esempio, agli ambientalisti espandere il verde pubblico in clima di austerity significa la quadratura del cerchio; per gli scettici aumentare le aree verdi riducendone i costi sembra una bella leggenda metropolitana (minchiata) servita alla moda ecologista, mentre per gli agricoltori la sfida di estendere il verde urbano limitando i costi appare una semplice azione di management nota a tutti i contadini che per ovvie ragioni aziendali, negli ultimi decenni hanno triplicato le produzioni e contratto i costi gestionali unitari.
La morale di questa polemica sul verde di Marsala, Parma o Milano, è la disinformazione tecnica e culturale sull’uso e gestione delle prerogative vegetali. Dove la disinformazione professionale interagisce con l’impegno “nominale” delle politiche ambientali coeve, che al posto di fornire ri-soluzioni alimentano soltanto i meri contrasti d’opinioni!
Giovanni Licari
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