Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
16/09/2013 13:14:00

La Chiesa condanna Treppiedi: sospeso per cinque anni

 L’amministratore Apostolico Alessandro Plotti ha comunicato alla Diocesi di Trapani che la Congregazione per il Clero, riunita in Congresso presso la sede del Dicastero, ha riscontrato la responsabilità del sacerdote Antonino Treppiedi, già sospeso a divinis.

Questo il testo del comunicato:

Constatata la permanente contumacia del reo per non aver manifestato segni esterni di pentimento obiettivamente riscontrabili, la speciale gravità della violazione dei sacri canoni e l’urgente necessità di riparare lo scandalo creato in Diocesi, la Congregazione ha applicato al sacerdote una pena espiatoria che prevede il divieto di esercitare il sacro ministero e di usare l’abito ecclesiastico per cinque anni. Il sacerdote dovrà dimorare al di fuori della Diocesi per tale periodo.

La pena applicata dalla Congregazione prevede inoltre l’obbligo di risarcire la parrocchia “San Silvestro Papa” di Calatafimi e il divieto - “ad indefinitum tempus” - di esercitare il sacro ministero nel territorio della Diocesi di Trapani.

Il decreto della Congregazione è stato approvato dal Romano Pontefice Francesco il 28 agosto scorso.

Treppiedi è al centro di una complessa vicenda giudiziaria in cui figura come parte lesa l'ex vescovo Francesco Miccichè.

Don Treppiedi, ex gestore delle casse della Curia ed ex fedelissimo del vescovo Miccichè, è accusato di essersi appropriato di oltre 170 mila euro della parrocchia di Alcamo e di avere venduto beni della Chiesa riproducendo con un sofisticato copia e incolla la firma dell'arcivescovo.

La Procura di Trapani ha aperto diversi procedimenti sulla vicenda per furto, truffa, frode informatica, stalking, diffamazione e calunnia; questi ultimi reati sarebbero collegati a una campagna di stampa contro monsignor Miccichè, poi sollevato dall'incarico.