Chissà cosa avranno pensato Davide La Fata e Giusi Mirabile, i due marsalesi che la sera del 13 gennaio erano a bordo della Costa Concordia naufragata all’Isola del Giglio.
I due non vogliono parlare di quella sera, troppi brutti ricordi. Ma sicuramente il loro cuore avrà battuto forte, vedendo le immagini della nave dei loro sogni e del loro incubo ritrovarsi di nuovo, improvvisamente, a galla.
I due avevano scelto la Costa Concordia per il loro viaggio di nozze. Un viaggio di nozze interrotto dall’urto con lo scoglio del Giglio, alle 21.30 circa, quando si trovavano nella lussuosa sala da pranzo della nave crociere . “I piatti sono volati dal tavolo. In sala qualcuno ha avuto un attacco di panico. Ma i marittimi ci hanno detto che in realtà era solo un guasto al generatore di corrente". I realtà la nave si era incagliata e stava già imbarcando acqua (per affondare intorno alle tre). "Alle 23 e 30 sono cominciate le procedure per imbarcarci nelle scialuppe di salvataggio. Ogni scialuppa - denuncia La Fata - poteva ospitare al massimo 150 persone, ma eravamo stipati in 250, 300 per barca". In quella sciagura morirono 32 persone.
A Davide e Giusi, come a tanti altri passeggeri scampati al naufragio, la Costa Crociere aveva proposto un risarcimento danni di appena 11 mila euro. Una cifra misera davanti allo shock di quella notte, che i due sposi hanno rifiutato. Allora hanno cominciato un’altra procedura legale, con l’avvocato Gabriele Badalamenti, per chiedere un risarcimento più giusto alla Costa Crociere.
Intanto il relitto della Concordia potrebbe andare a finire, proprio qui, in Sicilia, al Porto di Palermo. Qui dovrebbe essere smantellata nei cantieri navali della Fincantieri del Porto. L’operazione dovrebbe costare intorno a 80 milioni di euro.