Intervento dei CC dopo che il sito Newsfood.com ha rilanciato l’inchiesta di Tommaso Botto e ha segnalato i fatti ai Nac di Parma
Alla fine la circostanziata denuncia del giornalista Tommaso Botto sul tonno contraffatto venduto a Favignana è stata presa in considerazione dai Nac (Nucleo Antifrodi Carabinieri) di Salerno che hanno sequestrato alcune partite ancora in commercio. Ma c’è voluto un anno e l’intervento di un sito specializzato sull’alimentazione.
Botto, giornalista friulano che vive al Nord e fa lunghe permanenze nelle Egadi, ha denunciato la frode per la prima volta nel 2012 sul suo sito Dovatu.it e per aver svelato quello che sembra un evidente raggiro ha subito minacce e un’aggressione, come ha raccontato Ossigeno nel 2012. I Carabinieri sono stati sollecitati a intervenire da Newsfood.com, giornale online specializzato in gastronomia e ristorazione, che ha riproposto la questione con un articolo aggiornato di Tommaso Botto intitolato “Come ti insabbio il tonno (contraffatto)” pubblicato il 18 luglio con un breve commento del direttore Giuseppe Danielli e l’invito ai Nac di Parma a effettuare dei controlli su quanto segnalato.
L’intervento di Newsfood è stato decisivo. “In realtà – spiega Danielli – Newsfood non ha fatto altro che riproporre i fatti già pubblicati l’anno scorso. È veramente molto spiacevole che in questi mesi la denuncia circostanziata di una falsificazione così grave non sia stata ripresa da altri giornali. Evidentemente nessuno vuole assumersi la responsabilità di denunciare questi episodi”, ha dichiarato Danielli, che è entrato in contatto con Botto attraverso Ossigeno.
Le perquisizioni dei carabinieri sono state effettuate in tutte le rivendite di tonno dell’isola ed hanno riscontrato contraffazioni e frodi solo presso la “Casa del Tonno” e “Capricci del Tonno” di proprietà del sig. Giuseppe La Torre. Qui sarebbe risultata la frode denunciata già lo scorso anno da Tommaso Botto, consistente nella sovrapposizione di un’etichetta di tonno di alta qualità su una scatoletta comune, un’operazione che permette di vendere lo stesso prodotto a un prezzo 5-6 volte superiore.
Per aver segnalato queste contraffazioni sul suo blog, Botto è stato vittima il 6 settembre 2012 di un’aggressione fisica da parte di un collaboratore di Giuseppe La Torre che, per screditarlo, lo ha anche accusato di aver preso soldi da lui per scrivere articoli contro alcuni commercianti e di non essere stato ai patti. Durante l’aggressione lo stesso La Torre intimò a Botto di cambiare città. Il giornalista denunciò l’accaduto ai carabinieri.
“Purtroppo non si tratta dell’unico episodio di minaccia che ho dovuto subire”, racconta Tommaso Botto. “Il 23 luglio di quest’anno ho sporto denuncia sempre contro il collaboratore di La Torre, per i continui messaggi diffamatori diffusi a mezzo stampa in forma di commenti ai miei articoli e per le ingiurie proferite contro di me parlando con un mio amico di Favignana, al quale ha detto: ‘Il tuo amico non sa fare il giornalista, ci ha chiesto 3000 euro e noi non glieli abbiamo dati, lo ammazzo!’”.
Il giornalista è stato vittima di altri due episodi preoccupanti. Il 13 luglio ha denunciato ai carabinieri del comando di Favignana che per dieci giorni misteriosamente il suo collegamento alla linea Adsl è stato sospeso e poco dopo la denuncia la linea gli è stata ripristinata. “Questa senza dubbio è un modo semplice di neutralizzare un giornalista – racconta Botto: gli togli internet così non può più lavorare”.
Il secondo episodio riguarda una perquisizione sospetta fatta alla sua autovettura da personale della Guardia di Finanza assistita da un cane antidroga. “La mia macchina era parcheggiata nei pressi del porto di Favignana. Quando sono tornato a riprenderla con mia figlia, ho visto due persone, di cui una in divisa da finanziere, che perquisivano la macchina. Quando ho domandato perché, sono andati subito via senza neppure rispondermi. So con certezza che hanno perquisito soltanto la mia auto. Non so nemmeno se erano veramente finanzieri”, commenta Botto.
Botto parla con amarezza delle sue disavventure. Di ritorno nella sua Regione, è stato querelato per aver scritto sul suo periodico d’opinione Dovatu.it che una cameriera del ristorante di proprietà dell’allora sindaco leghista di Tarvisio (Udine) lanciava pubblicamente insulti razzisti.
“Difendersi da minacce e querele quando si vive con solo cento euro al mese di collaborazioni non è facile”, spiega Botto. “Spero davvero che tutto si risolva bene. Io ho raccontato solo ciò che ho visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie. Credo molto nella funzione sociale del giornalismo e continuerò con determinazione a denunciare i comportamenti scorretti e le illegalità”