"Costrutto accusatorio sorretto da un numero modesto di elementi indiziari, ciascuno peraltro connotato da forte ambiguità; intrinsecamente caratterizzato da non trascurabili momenti di inverosimiglianza e convivente con molteplici ipotesi alternative". È un passaggio delle motivazioni con cui il tribunale di Marsala ha assolto, con sentenza dello scorso 27 giugno, Jessica Pulizzi, 26 anni, accusata di concorso nel sequestro della piccola Denise Pipitone, scomparsa da Mazara del Vallo (Tp) il primo settembre 2004, quando aveva poco meno di quattro anni.
Pur in presenza di un valido movente (il rancore per la relazione tra il padre, Piero Pulizzi, e Piera Maggio, da cui nacque Denise, ndr), i giudici evidenziano "la povertà del quadro probatorio" che non ha consentito di "spingersi oltre nella valutazione complessiva dei due elementi ai quali si è riconosciuta una qualche valenza indiziaria". In conclusione, "il quadro istruttorio - per il tribunale - deve considerarsi altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell'imputata sulla base della regola probatoria dell'oltre ogni ragionevole dubbio". Jessica Pulizzi è stata assolta per non aver commesso il fatto, ma con la formula del secondo comma dell'articolo 530 del codice di procedura penale (quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova).