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07/11/2013 06:30:00

Il Pd a Trapani. Una “nave inabissata” per colpa di comandanti sprovveduti?

 In principio era Matteo Renzi, Sindaco di Firenze acclamato dai giovani e lui stesso giovane fra i giovani, a parlare con il cuore in mano, proponendo gli ideali di un’autentica ricostruzione e spronando tutto “l’equipaggio a bordo” ad un ammutinamento senza precedenti. I cittadini di Trapani, come tanti Italiani, non restarono insensibili a questa voce di incitamento, a tal punto da sperare di poter realizzare quello che sembrava un sogno, stante che in città la questione di un rinnovamento politico era stata di certo rimandata negli anni. A seguito dell’ottimo lavoro svolto da tanti giovani, avvicinati ex novo alla politica, e grazie anche al comitato cittadino guidato dal sottoscritto, i Trapanesi, senza alcun imbarazzo, deponevano in favore delle nuove alternative politiche proposte. Purtroppo però, è poi noto che alla fine l’impresa non è riuscita del tutto. Questo perché, per la paura dell’annunciata rottamazione, “Montecchi” e “Capuleti” della città, eccezionalmente alleati contro il nemico comune, alla fine ebbero la meglio; a questo punto gli astutissimi protagonisti della politica trapanese hanno fatto tesoro dell’esperienza vissuta, e hanno capito che, prima o dopo, i renziani della prima ora, i veri rottamatori, sarebbero senz’altro riusciti ad avvicinarsi seriamente alla segreteria nazionale del partito. E allora, elegantemente, per non rischiare di perdere la poltrona, tutti quanti sono accorsi per saltare sul carro del probabile vincitore, Matteo Renzi. Ma come è potuto accadere? Come è possibile che, alla fine, questa avventura entusiasmante abbia rafforzato coloro che, in realtà, avrebbero dovuto fare un passo indietro per il bene della città? Ciò che era necessario, come spesso accade, era anche la cosa più semplice da fare. Bastava aprire ai giovani, ai professionisti, agli artisti, ai commercianti, all’elite culturale, agli agricoltori, alla marineria e a tutti i trapanesi pronti ad impegnarsi per il futuro dei loro figli, le porte del partito, per trasformare Trapani ed Erice in un grande laboratorio di idee. Occorreva trovare soggetti in grado di parlare in modo super partes, senza farsi influenzare da quelle tante aree del partito che, ancora oggi, arrogantemente, si contendono il timone di una nave che nessuno sa verso dove sia diretta. Seguendo, infatti, la rotta del partito democratico, da Erice fin giù a Trapani, c’è il rischio serio di farsi venire un febbrone da cavallo a causa delle forti correnti che la attraversano. Molti sono i giovani che vorrebbero cambiare questa città. Oggi dovrebbe essere indispensabile che un sindaco, un consigliere o chiunque altro svolga funzioni politico-amministrative, abbia una propria identità professionale. Troppe persone nel trapanese sembra che campino di questa legittimazione popolare farsa, mentre altrettante si chiedono ogni giorno chi dovrebbe ripagarle un domani dei sacrifici fatti per conseguire la propria laurea o per intraprendere il proprio mestiere. Tematica questa resa oggi ancor più attuale dopo che il Presidente della Regione, cosciente dei riflettori mondiali che attualmente sono accesi sulla Sicilia, in modo esemplare, ha ottenuto la fiducia dal parlamento siciliano, dopo aver illustrato in aula il suo “estratto conto personale”, giustificandone guadagni e spese. Rosario Crocetta, sotto questo aspetto, è probabilmente la cosa migliore che fino ad oggi sia accaduta al partito democratico in Sicilia. 

Così, mentre senatori e deputati eletti contavano smaniosamente le tessere di partito raccolte, ignari delle sorprese che li aspettavano alle porte del tanto agoniato congresso, ecco che il partito collassava. Quello che, in effetti, è accaduto in occasione del congresso cittadino di Trapani è veramente quanto di più deludente ci si possa aspettare dalla politica. Una triste lotta per il potere dalla quale è opportuno che ogni cittadino che spera in una buona politica prenda le distanze. Ciò vale ancor più per chi credeva che il congresso politico avesse condotto ad una svolta effettiva. Purtroppo, invece, è necessario adesso che tutti quanti, nessuno escluso, primi tra tutti coloro che ci rappresentano in città e a Roma, si fermino a riflettere seriamente, per dimostrare che, almeno una volta, prevalga la volontà di ricostruire tutti insieme. Cosa occorre: prima di tutto creare grande aggregazione sociale, trovare nuove strategie politiche coinvolgenti e non repellenti come è stato in passato, progettazione e coordinamento. Ma tutto questo a Trapani ed Erice, fino ad oggi non c’è stato. Nel frattempo l’area politica di destra, che ringrazia, accresce il proprio dominio storico sulla città, preparando la propria corazzata, assolutamente indisturbata, per le prossime sfide politiche. Ciò nonostante, va riconosciuto che, per fortuna, da Salemi a Marsala si è manifestato qualche debole segnale di cambiamento, troppo poco, però, per un partito politico degno del suo nome. In conclusione, rebus sic stantibus, ai nuovi segretari di tutte quante le aree del PD è doveroso rivolgere l’augurio di un ottimo lavoro. Ne hanno certamente bisogno. I rottamatori della prima ora, così come si facevano chiamare, ormai non esistono più. Una domanda resta. E’ il caso di chiedersi, infatti, se a questo punto, viste le acque tempestose, non sia giunto il momento per tutti i fortunati passeggeri rimasti a terra, di rimandare la partenza e volgere lo sguardo altrove, verso chi saprà dimostrare di voler fare bene, non solo a parole. Per la buona politica.


Marcello Linares
(Trapani)