"Il mio pensiero va a tutti i giornalisti uccisi per mafia e a tutti reporter che nel mondo subiscono atti di violenza da parte del potere e delle mafie, a chi fa informazione e viene ridotto al silenzio dai poteri forti". Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso intervenendo alla cerimonia di dell'esposizione della Mehari di Giancarlo Siani davanti a Palazzo Madama, in ricordo di tutti i giornalisti italiani uccisi, delle vittime della criminalità e dei giornalisti minacciati. L'iniziativa è curata da Ossigeno per l'informazione.
"La mafia, e quindi il potere - perché la mafia è la metafora del potere - cerca di colpire coloro che invece tentano di mettere in atto un'azione di disturbo nei suoi confronti. Lo dimostrano tanti omicidi - ha aggiunto -. La mafia e il potere cercano il consenso di fasce sociali sempre più estese e temono gli attacchi sul terreno della comunicazione e dell'azione sociale almeno quanto quelli dell'azione repressiva dello Stato. Lo dimostrano gli omicidi dei giornalisti che ricordiamo qui oggi, ma anche le morti, fra gli altri, di Beppe Diana, Libero Grassi, Pino Puglisi, che cercavano, dal terreno dell'azione sociale impegnata, di combattere la mafia. È triste ammetterlo ma in Italia ci sono ancora delle regioni in cui un giornalista che descrive senza veli la realtà del potere - locale o nazionale - rischia la vita. Il giornalista combatte una battaglia quotidiana tra la passione, l'entusiasmo, il dovere dell'informazione e la pretesa, da parte di alcuni, del silenzio. Pretesa che quando non viene soddisfatta diventa violenza, intimidazione, che si materializza in minacce di morte, in pallottole spedite via posta, in vetri frantumati, in gomme squarciate a colpi di lupara".
"Contro tutto questo oggi noi diciamo no. Diciamo no alla violenza - ha concluso - e dobbiamo dire no alla repressione dell'informazione da parte dei poteri e da parte di coloro che si oppongono all'informazione di cui tutti i cittadini devono avere sulle pieghe del potere".