Anche quest’anno l’atmosfera unica del «Presepe Vivente di Custonaci» prende vita all’interno della Grotta Mangiapane di Scurati. Giunta ormai alla 32° edizione la manifestazione propone tuttavia numerose novità a partire dalla biglietteria che si troverà stavolta al centro storico della cittadina collinare, per l’occasione sono previste collateralmente manifestazioni artistiche e culturali oltre che degustazioni di prodotti tipici. Anche il Santuario «Maria SS.ma di Custonaci» ed il suo Museo saranno per l’occasione aperti ai visitatori. Successivamente dei bus navetta collegheranno il centro urbano con la grotta Mangiapane. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito internet www.presepeviventedicustonaci.it anche per acquistare i biglietti on-line.
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«Il turista che si trova a visitare il «Presepe Vivente di Custonaci» viene catapultato in uno straordinario percorso capace di coinvolgere tutti e cinque i sensi. La vita del borgo rurale è, infatti, fissata sulle scene dai suoi molteplici e variopinti aspetti (gesti, voci, suoni, colori ed odori antichi), che riprendono per lunghe linee il mondo agro-pastorale, dalla fine dell’ottocento fino al secondo dopoguerra, nella Sicilia occidentale. L’antico villaggio di pastori ritorna, pertanto, a rivivere grazie alla partecipazione di circa 100 volontari che, quasi tutti artigiani veri, non interpretano ruoli, ma vivono realmente situazioni di cui sono, o sono stati, protagonisti sino ad un recentissimo passato, riproponendo i vecchi mestieri ormai purtroppo scomparsi. In questo senso il «Presepe Vivente di Custonaci» contribuisce, in maniera intelligente, al recupero della “cultura materiale” (abiti, arnesi da lavoro, suppellettili domestiche, etc..) di un tempo. Il «Presepe Vivente di Custonaci» ci “consegna”, infatti, la vera storia di una Terra e del suo popolo raccontata attraverso i gesti sapienti: di un anziano che costruisce “carteddi” con la “ddisa” ed i rametti d’ulivo; di un gruppo di pescatori che riparano le reti mentre il “nassaro” prepara la nassa (una trappola per crostacei e cefalopodi); di alcune ragazzine che nel baglio lavano i panni in una “pila” di pietra come facevano le loro nonne; di una donna che ricama al telaio il corredo nuziale della figlia o di altre donne che fanno l’uncinetto e stirano con il ferro a carbone; delle donne che preparano i fichi secchi e “u’ strattu”, stendendo il succo di pomodoro su lunghe tavole di legno e facendolo poi seccare al sole; di un pastore che prepara nelle “mannare” la ricotta ed il formaggio; degli uomini che portano le olive al “trappito” per ricavare l’olio; dello scalpellino che disposto nel proprio “antu” lavora la pietra; dello “stazzunaru” che realizza manufatti di terracotta; dello “zimmilaru” che lavora “’a curina ’ra giummara” (parte della palma nana); dello “zabbarinaru” che lavora le foglie della pianta d’agave producendo le fibre per le corde; del “mastru r’ascia” che realizza manufatti in legno; del “carradore” che si prepara a cerchiare una ruota del carretto; della massaia che prepara la pasta con “l’arbitriu” e nel frattempo “camìa” il forno a legna; dei contadini che arano la terra, potano le viti o “spagghiano” il grano nell’aia; di un uomo che con una piccola macina di pietra (mulineddu ri petra) passa al setaccio il grano raccolto. Il «Presepe Vivente di Custonaci» risulta, in definitiva, uno dei modi migliori per mantenere in vita la cultura e la memoria storica della Sicilia dell’800. Un tuffo nel passato, dunque, dove i turisti si muovono all’interno di uno scenario unico che, caratterizzato dalla presenza di oggetti e strumenti tramandatisi nel tempo, rappresenta lo spaccato di una società rurale ormai scomparsa, ma che tuttavia continua a mantenere integro tutto il suo fascino».