Il 2013 è stato l’anno dell’abolizione delle province in Sicilia. Un provvedimento fortemente voluto dal Presidente, Rosario Crocetta, che ha visto nelle province regionali dei centri di spreco per la spesa pubblica siciliana, anche se, con il senno di poi, si è scoperto che in realtà le province gestivano importanti funzioni, e che non è chiaro adesso cosa succederà per la gestione di scuole superiori, enti di ricerca, strade, aeroporti, prima affidati alla loro gestione.
Attualmente, infatti, c’è un vuoto. Il posto delle province dovrebbe essere preso dai “liberi consorzi tra Comuni”, ma non è ancora chiaro quando questa riforma entrerà in vigore.
La data storica è stata il 19 Marzo 2013, quando l’Ars ha approvato l’abolizione delle Province. «L’abolizione delle Province è la prima tappa di una rivoluzione importante che deve riguardare la Sicilia. Quello di questa sera è un banco di prova fondamentale, perché se si riesce a compattare la maggioranza sulla cosa che sembrava più difficile, io credo che adesso il percorso del governo sarà un percorso molto più tranquillo e finalmente inizieranno le grandi riforme». Queste le parole di Crocetta. Ma a parte l'annuncio, si è visto ben poco.
La Provincia di Trapani, il cui ultimo Presidente è stato, fino ad Agosto 2012, l’alcamese Mimmo Turano, è attualmente amministrata da un commissario straordinario, Darco Pellos, che fa le veci di presidente, giunta, e consiglio regionale, e che sta liquidando tutto ciò che è possibile dismettere: beni immobili, partecipazioni azionarie, società. Senza la Provincia rischiano seriamente di scomparire il Consorzio Universitario e l’Ente Luglio Musicale, ad esempio. La Funivia Trapani - Erice, nonostante il bilancio in attivo non ha i mezzi per continuare. La Provincia è uscita dalla partecipazione a 21 enti, ha messo in vendita i suoi beni, tra cui l'Hotel Myriam, a Pantelleria, ha restituito immobili che aveva in gestione, come il Collegio dei Gesuiti a Trapani.
Il caso più eclatante riguarda l’aeroporto di Trapani - Birgi, “Vincenzo Florio”. L’aeroporto è gestito dalla società a capitale misto pubblico-privato Airgest, della quale la Provincia deteneva la metà delle azioni. Lo scioglimento della Provincia avrebbe messo in difficoltà l’esistenza stessa della società, che gestisce un aeroporto con due milioni di passeggeri l’anno. Che fare? E’ intervenuta proprio la Regione Siciliana, per comprare le quote che erano della Provincia di Trapani per due milioni e rotti di euro. Ma attenzione, l’intervento della Regione non è stato di pura “beneficenza”. C’è stato un calcolo dietro. Come ha ammesso lo stesso assessore all’economia Luca Bianchi, il governo regionale ha comprato le azioni per poi rivenderle ai privati, e magari guadagnarci qualcosa: “Il nostro intervento a Trapani è servito soltanto a non consentire la svendita delle azioni Airgest che presto venderemo al giusto prezzo - ha detto Bianchi - . A gennaio sarà pronto il bando per la nomina dell’advisor, metteremo in vendita il 39 per cento di Airgest, mentre la Regione manterrà il 10 per cento”
Ciò significa che l’aeroporto va verso la quasi completa privatizzazione.
Ma c’è un altro problema, ancora più grave, determinato nel 2013 dalla scomparsa della Provincia di Trapani: il rinnovo del contratto con la compagnia irlandese Ryanair, che ha fatto, a caro prezzo, la fortuna di Birgi in questi ultimi anni. Il contratto va rinnovato per altri 5 anni, dal 2004 al 2019. Per restare a Birgi e garantire più di 30 rotte con l’Italia e l’Europa, Ryanair chiede - in maniera illegale, secondo denunce sulle quali sta indagando la Commissione Europea - sette milioni di euro l’anno. Soldi che una volta avrebbe messo la Provincia di Trapani, almeno in parte. E adesso che la Provincia non c’è più? E’ sceso in campo il Prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, per seguire la strada indicata dalla Camera di Commercio di Trapani: creare un fondo tra tutti i Comuni del territorio per dare i soldi richiesti da Ryanair (indirettamente, tramite l’acquisto di pubblicità sul sito della compagnia…). Un fondo che andrebbe finanziato dalla tassa di soggiorno che i Comuni dovrebbero mettere. Ma l’operazione è legale? Può un Sindaco finanziare un fondo per acquistare della pubblicità senza nessun tipo di gara o di procedura ad evidenza pubblica? Lo sapremo nel 2014….
Nel frattempo ogni Sindaco detta le sue condizioni per finanziare l'aeroporto di Birgi. Singolari quelle del primo cittadino di Marsala, Giulia Adamo elencate nell'ultimo numero dell'house-organ («Comune Notizie»), dalle cui colonne - pur affermando che la giunta municipale «guarda con grande interesse all'aeroporto "Vincenzo Florio", conscia com'è che l'incremento turistico registrato in città nel corso dell'anno è riconducibile anche al numero di passeggeri transitati - afferma che «l'intenzione dell'Amministrazione e del Consiglio comunale per il rilancio della stazione aeroportuale, con la concessione di un contributo di 300 mila euro, passa attraverso tre punti ben precisi: a) la denominazione aeroporto "Trapani-Birgi" deve diventare "Trapani-Marsala"; b) la fruizione di spazi pubblicitari all'interno dell'Aerostazione; c) il rinnovo del Consiglio di amministrazione secondo criteri di managerialità».
In merito all'ultima condizione, si sottolinea, infatti, che «l'attuale Cda si è tenuto in cassa ben due milioni di euro deliberati dalla Regione siciliana per il sostegno e lo sviluppo dell'attività turistica». Denaro, dunque, non speso. C'è, poi, la questione del diritto dei tassisti marsalesi a utilizzare gli spazi di sosta in attesa dell'arrivo dei clienti. Una problematica, si legge, che «malgrado l'opposizione del Comune di Trapani, presto giungerà ad una soluzione positiva». Si spiega, infatti, che in un incontro all'assessorato regionale ai Trasporti «è stato accertato che, sulla base della legge Burlando, il Comune dove sorge il bacino aeroportuale ha l'obbligo di concedere gli stalli per i mezzi pubblici degli altri Comuni che ricadono nel comprensorio territoriale».