A luglio scorso, ho presentato, in qualità di primo firmatario, un atto di Sindacato Ispettivo per avere dal Ministro Alfano una risposta circa i “trasferimenti d’ufficio” di soggetti, a vario titolo impegnati nella lotta ai fenomeni criminali mafiosi, e agli intrecci mafia-politica. In particolare ho chiesto che il Ministro dell’interno Alfano indichi quali misure intende “adottare al fine di tutelare le competenze acquisite dagli inquirenti sul fronte della lotta alla mafia ed evitare trasferimenti di funzionari e/o dirigenti che, dopo aver manifestato indubbie capacità investigative, in particolar modo in Sicilia, rischiano di essere spostati in uffici lontani dal fronte mafioso, vanificando in tal modo il loro operato e svilendo le competenze e gli sforzi profusi nella lotta alla criminalità organizzata”.
Come, purtroppo, abbiamo dovuto imparare a nostre spese, noi che viviamo in luoghi dove regna la delinquenza organizzata, i nostri unici alleati sono le forze dell’ordine e i magistrati. Per combattere il fenomeno mafioso è necessario ed urgente incoraggiare tutti coloro che sono impegnati nel ridare ossigeno alla nostra terra ed a tutte le terre in cui le mafie spadroneggiano uccidendo, intimidendo, minacciando e depauperando ogni risorsa vitale.
La mafia è, oggi, un fenomeno che tocca i nervi vitali dell’economia e fa affari accrescendo la sua forza attraverso connivenze, anche politiche, ad ogni livello.
Per questo sarebbe stato importante ricevere una risposta da Alfano, ma lui ha deciso di non rispondere a questo atto ma di risponderne, se verrà richiesto, solo in Commissione Antimafia.
Alfano non vuole rispondere, forse non sa cosa diremo o forse non può giustificare trasferimenti d’ufficio ingiustificabili e che rischiano di vanificare anni e anni di lotta alla mafia e d’indagini in corso.
Vincenzo Maurizio Santangelo
Portavoce al Senato
MoVimento Cinque Stelle