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10/01/2014 06:19:00

Don Di Stefano nell'elenco dei missionari uccisi redatto dal Vaticano

Nel Dossier annuale sui missionari uccisi nel mondo l’autorevole Agenzia Fides, l’organo d’informazione delle Pontificie Opere Missionarie, ha inserito anche don Michele Di Stefano, sacerdote della Diocesi di Trapani ucciso il 26 febbraio dello scorso anno.
“Come avviene ormai da tempo, l’elenco di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento – spiega il Dossier - Non viene usato di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che si riescono a raccogliere sulla loro vita e sulle circostanze della morte”.

Dalle informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, nell’anno 2013 sono stati uccisi nel mondo 22 operatori pastorali (per la maggior parte sacerdoti), quasi il doppio rispetto al precedente anno 2012 in cui erano stati 13. Nella notte tra il 31 dicembre 2013 ed il 1° gennaio 2014 è stato inoltre ucciso p. Eric Freed, parroco ad Eureka, in California: la polizia sta indagando per chiarire le cause e le modalità dell’omicidio. Per il quinto anno consecutivo, il numero più elevato di operatori pastorali uccisi si registra in America Latina, con al primo posto la Colombia.
Nel 2013 sono morti in modo violento 19 sacerdoti, 1 religiosa, 2 laici. Secondo la ripartizione continentale, in America sono stati uccisi 15 sacerdoti (7 in Colombia; 4 in Messico; 1 in Brasile; 1 in Venezuela; 1 a Panama; 1 ad Haiti); in Africa sono stati uccisi 1 sacerdote in Tanzania, 1 religiosa in Madagascar, 1 laica in Nigeria; in Asia sono stati uccisi 1 sacerdote in India ed 1 in Siria; 1 laico nelle Filippine; in Europa è stato ucciso 1 sacerdote in Italia.
Come avviene ormai da tempo, l’elenco di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Non viene usato di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che si riescono a raccogliere sulla loro vita e sulle circostanze della morte.
Scorrendo le poche notizie che si riescono a raccogliere sugli operatori pastorali che hanno perso la vita nel 2013, ancora una volta si osserva che la maggior parte di loro è stata uccisa in seguito a tentativi di rapina o di furto, aggrediti in qualche caso con efferatezza e ferocia, segno del clima di degrado morale, di povertà economica e culturale, che genera violenza e disprezzo della vita umana. Tutti vivevano in questi contesti umani e sociali, portando avanti la missione di annuncio del messaggio evangelico senza compiere gesti eclatanti, ma testimoniando la loro fede nell’umiltà della vita quotidiana.
Come ha sottolineato il Santo Padre Francesco, “in duemila anni sono una schiera immensa gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo” (Angelus del 23 giugno 2013). Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, infatti deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede: “pensiamo a tanti fratelli e sorelle cristiani, che soffrono persecuzioni a causa della loro fede. Ce ne sono tanti. Forse molti di più dei primi secoli. Gesù è con loro. Anche noi siamo uniti a loro con la nostra preghiera e il nostro affetto. Abbiamo anche ammirazione per il loro coraggio e la loro testimonianza. Sono i nostri fratelli e sorelle, che in tante parti del mondo soffrono a causa dell’essere fedeli a Gesù Cristo” (Papa Francesco, Angelus del 17 novembre 2013).


La scheda su don Michele contenuta nel Dossier. Don Michele Di Stefano, 79 anni, della diocesi di Trapani (Italia), è stato ucciso a colpi di bastone nel proprio letto, in canonica, dove viveva da solo, nella notte tra il 25 e 26 febbraio 2013. Alcuni parenti, non vedendolo arrivare per pranzo come concordato, hanno chiesto ad un vicino di andare a cercarlo, e questi ha trovato il corpo del sacerdote sotto le coperte, con intorno tracce di sangue. La chiesa e la canonica sorgono in un luogo isolato, a circa 250 metri dalle prime abitazioni del piccolo borgo. L’assassino, 33 anni, suo parrocchiano, catturato dopo alcuni giorni, è stato condannato a trenta anni di reclusione per rapina. Don Michele era stato parroco per 43 anni nella frazione di Fulgatore, compiuti i 75 anni ha continuato il suo ministero pastorale di parroco dedicandosi alla piccola parrocchia “Gesù, Giuseppe e Maria” della vicina Ummari. Per molti anni era stato assistente dei lavoratori di Azione Cattolica e assistente spirituale della Coldiretti provinciale. Secondo le testimonianze, il sacerdote era benvoluto, aveva rapporti sereni con tutti, era un uomo buono, cordiale e zelante.