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12/01/2014 07:00:00

"Messina Denaro cerca tritolo contro pm". Massima allerta alla Procura di Palermo

C’è massima allerta per i magistrati antimafia in Sicilia. C’è massima allerta alla procura di Procura di Palermo per la sicurezza del procuratore aggiunto Teresa Principato, che oggi coordina le indagini per la ricerca del super latitante Matteo Messina Denaro, finita nel mirino di Cosa nostra.
Pochi giorni fa una fonte confidenziale, ritenuta molto attendibile, ha svelato che la primula rossa di Castelvetrano sta cercando del tritolo per un attentato nei confronti della Principato. La soffiata è stata subito comunicata al Procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Messineo e al Procuratore Generale Roberto Scarpinato. Si intensifica il cordone di sicurezza attorno al magistrato che dà la caccia a Messina Denaro. Una nota di allerta è stata trasmessa anche alle scorte di Paolo Guido e Marzia Sabella, sostituti procuratori a Palermo che seguono anche loro le indagini per la cattura del boss. Domani intanto si riunirà il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza convocato dal Prefetto di Palermo Francesca Cannizzo.

"Abbiamo il dovere di prendere sul serio, così come fatto in altri casi, tutte le notizie di questo genere. Lo facciamo, non trascuriamo nulla e l'allerta resta alta. Abbiamo informato tutti gli organi competenti, dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza alla procura di Caltanissetta, competente quando si profila un potenziale reato nei confronti di un magistrato della Procura di Palermo", ha detto il procuratore Messineo.
Sono state settimane di grande attività a Palermo e Trapani nel campo della lotta alla mafia e della ricerca del super latitante di Castelvetrano. Proprio un mese fa l’ultima operazione curata dalla Principato e dai sostituti Guido e Sabella che ha scoperchiato la rete di favoreggiatori del latitante. In cella oltre la sorella Patrizia Messina Denaro e il nipote Francesco Guttadauro, sono finite altre 28 persone nel corso del blitz dell’operazione “Eden”. Il blitz ha praticamente stordito la consorteria mafiosa, che adesso annaspa e vive momenti di tensioni interna. Un colpo ben assestato per mettere finalmente le mani sul boss. E dal blitz pare si sia aperta una crepa senza precedenti. Il giorno dopo il suo arresto, Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Matteo Messina Denaro, ha deciso di parlare con gli inquirenti. Prima uno sfogo (“parlo perche sono esasperato. Siamo stanchi degli arresti, dei sequestri, per colpa di Messina Denaro che pensa solo a se stesso e a restare latitante” ) poi una serie di informazioni che i magistrati trattano con cautela. Ma si spera che questo sia l’inizio di una vera e propria collaborazione. Sarebbe la prima volta che un familiare e stretto collaboratore del boss collaborasse con la giustizia. "Le ultime operazioni e gli arresti recenti - ha ancora detto Messineo - hanno certamente contribuito a rendere molto più complicata la latitanza di Messina Denaro. Abbiamo sicuramente stretto il cerchio su di lui. Non diamo nulla per scontato, non sono il tipo che si lancia in previsioni ottimistiche, ma ci auguriamo e crediamo di potere arrivare al superlatitante in tempi ragionevolmente brevi".
Cimarosa, imprenditore di Castelvetrano, faceva, secondo l’inchiesta, da bancomat per finanziare la latitanza del padrino. Al momento resta soltanto un dichiarante. Ma ha fornito elementi importanti per le indagini. A verbale, ad esempio, Cimarosa ha fatto mettere che proprio all’inizio di dicembre, qualche giorno prima del blitz avvenuto il 13, il genero di Totò Riina ha cercato Messina Denaro. Il genero sarebbe Tony Ciavarello, che da qualche tempo staziona in Puglia. E questo dato fa emergere una coincidenza che i magistrati non si lasciano scappare. Perché pugliese è il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso. Lo stesso che è stato intercettato in carcere con Totò Riina, mentre il capo dei capi gli confidava la volontà di uccidere il pm Nino Di Matteo, che guida il pool sull’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. “A questi magistrati di Palermo gli dobbiamo far fare la fine del tonno, come a Falcone”, diceva al suo interlocutore Totò Riina, che è sempre rimasto un punto di riferimento fermo per Matteo Messina Denaro. E proprio sull’incontro che si sarebbe dovuto tenere tra il genere del boss di Corleone e il latitante, Cimarosa ha detto ai magistrati che proprio Messina Denaro ha fatto sapere “che per adesso non può incontrare il genero di Riina”.