L’ha appresa dal Vietnam, dove si trova in vacanza, la notizia dell’inchiesta che sta scuotendo la Regione. Il sindaco di Marsala Giulia Adamo è tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Palermo sui rimborsi dei gruppi parlamentari all’Ars. Un terremoto giudiziario che coinvolge 97 persone, di cui 83 parlamentari della scorsa legislatura, alcuni riconfermati.
A Giulia Adamo vengono contestate le spese fatte quando era capogruppo all’Ars del Pdl Sicilia. Spese per regali ad asssessori e supporter. Beni raffinati, di lusso. Tra le spese sospette c’è una borsa Louis Vuitton costata 440 euro, comprata per fare regalo a una supporter. L’alta moda spunta nella contabilità del gruppo guidato dall’Adamo con altri 1320 euro per cravatte e carrè di seta comprate da Hermes Palermo.
E ancora 300 euro furono sono stati spesi per tre bottiglie di pregiatissimo vino comprate all’enoteca “Vino veritas”. Nella contabilità del gruppo gli inquirenti hanno trovato anche un vassoio d’argento (che secondo il sindaco era una coppa) che venne regalato per le nozze del figlio dell’ex assessore Nino Strano. La dedica incisa sul prezioso portava la firma dell’onorevole Gugliermo Scammacca della Brusca. La spesa qui è di 1690 euro. E ancora i deputati si sarebbero fatti rimborsare anche le cene e i pranzi in gettonatissimi ristoranti. Il 22 dicembre 2009 ad esempio c’erano 100 persone al ristorante La Scuderia, a Palermo. La fattura è stata pagata su autorizzazione dell’attuale sindaco di Marsala. 2.500 euro.
"Per quel che mi risulta l’onorevole Adamo non ha ricevuto nessuna notifica ufficiale. La notizia dell'avviso di garanzia si è appresa da ogani di stampa. Se la stessa sarà confermata, il sindaco Adamo si difenderà nelle opportune sedi dimostrando completa estraneità rispetto a ipotetici fatti contestati". Ha detto ieri il legale di Giulia Adamo, avvocato Luigi Cassata.
“Chiunque mi conosce non può pensare una cosa del genere. E’ un regalo che il gruppo, non certo io, ha deciso di fare al figlio dell’assessore Strano” aveva detto un anno fa il sindaco Adamo a proposito del vassoio. “Sono spese di rappresentanza, è come attirare la benevolenza dell’assessore, non per fini personali ma dell’intero gruppo.
E SOLO L’INIZIO. Ma l’inchiesta è un macigno che si abbatte su tutta la classe politica siciliana. E ne vedremo delle belle. “E’ solo l’inizio” ha commentato il procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci. Perchè nella lista delle spese dei gruppi parlamentari spulciata dalla Guardia di Finanza c’era di tutto. Acquisti per oltre 10 milioni di euro, alla voce “spese per rappresentanza”. C’erano computer, gioielli, pranzi, cene. Di tutto. Gli avvisi di garanzia sono stati inviati dal nucleo polizia tributaria oltre al sindaco di Marsala, agli ex capigruppo Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Rudy Maira, Nicola Leanza, Nicola D’Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco, Innocenzo Leontini e Cataldo Fiorenza. Il reato ipotizzato è quello di peculato. I soldi sarebbero stati usati per finalità tutt’altro che istituzionali. Gli indagati in totale sono 97. 83 parlamentari e 14 consulenti e dipendenti dei gruppi all’Ars. Gli 83 parlamentari. Livio Marrocco, Giulia Adamo, Luigi Gentile Giuseppe Spampinato, Ignazio Marinese, Alessandro Aricò, Carmelo Currenti, Marianna Caronia, Francesco Musotto, Gugliemo Scammacca Della Bruca, Francesco Mineo, Giovanni Cristaudo Giovanni Greco, Carmelo Incardona, Raffaele Nicotra, Antonino Scilla, Giambattista Bufardeci, Marco Forzese, Orazio Ragusa, Mario Parlavecchio, Salvatore Lentini, Salvatore Giuffrida, Nino Dina, Rudi Maira, Salvatore Cascio, Salvatore Cordaro, Giuseppe Gianni, Giuseppe Lo Giudice, Santo Catalano, Paolo Ruggirello, Riccardo Savona, Mario Bonomo, Innocenzo Leontini, Francesco Cascio, Salvo Pogliese, Nicola Leanza, Cateno De Luca, Cataldo Fiorenza, Nunzio Cappadona, Nicola D’Agostino, Giovanni Di Mauro, Fortunato Romano, Antonello Cracolici, Calogero Speziale, Michele Donegani, Giuseppe Arena, Marcello Bartolotta, Francesco Calanducci, Paolo Colianni, Orazio D’Antoni, Antonio D’Aquino, Giuseppe Federico, Giuseppe Gennuso, Raffaele Lombardo, Riccardo Minardo, Giuseppe Sulsenti, Michele Cimino, Giovanni Ardizzone, Roberto Ammatuna, Pino Apprendi, Giovanni Barbagallo, Roberto De Benedictis, Giacomo Di Benedetto, Giuseppe Di Giacomo, Davide Faraone, Michele Galvagno, Baldo Gucciardi, Giuseppe Laccoto, Giuseppe Lupo, Vincenzo Marinello, Bruno Marziano, Bernardo Mattarella, Camillo Oddo, Filippo Panarello, Giovanni Panepinto, Franco Rinaldi, Salvino Pantuso, Mino Di Guardo, Massimo Ferrara, Giuseppe Picciolo, Concetta Raia, Salvatore Termine, Gaspare Vitrano, Vladmiro Crisafulli, Gianni Parisi, Giuseppe Cipriani, Enzo Napoli.
14 portaborse. Gregorio Di Liberto, Anna Maria Roscioli, Sergio Iraci, Vito Messana, Anna Lucia Drago, Margherita Messina, Raimondo Sciascia, Elena Mancuso, Vincenzo Barbaro, Lorenzo De Luca.
GELATI, FUMETTI, AUTO. Ci sono i 179 euro e 40 centesimi che l’ex capogruppo Fli Livio Marrocco si sarebbe fatto rimborsare per l’acquisto dei fumetti Diabolik. Ci sono i gelati e i caffè, gustati dai parlamentari nei loro uffici.
All’onorevole Totò Lentini, ex Gruppo Misto anche lui, viene contestato l’acquisto di 8 iPad per un totale di 5970 euro. I deputati di Fli all’ars sentivano freddo, e hanno speso 79 euro per due stufe. Altre spese: le cravatte e carrè di seta Hermes per “finalità non istituzionali” pagate dal conto del Gruppo Misto: 1320 euro. Il Pd con i soldi del gruppo pagava di tutto. Le cialde per il caffè negli uffici, le bottiglie d’acqua, i concerti a sostegno del partito, i sondaggi. E anche loro i regali di nozze: 5990 euro. I democratici mandavano tanti sms, anche questi tutti rimborsati: 20.816 euro. Il gruppo pd avrebbe usato oltre un milione e mezzo. Spuntano anche bonifici fatti per esponenti del partito non eletti all’ars, e soldi pagati in nero a due collaboratori.
C’è di tutto. Si sono fatti rimborsare anche le mance date ai camerieri delle focaccerie dove facevano spuntino, sempre con i nostri soldi, quelli del gruppo Pdl. E non solo, tra i conti del partito ci sono anche rimborsi per dei gelati da 8,80 euro. Stiamo parlando di deputati da 15 mila euro al mese. Il gruppo Mps sul conto avrebbe messo anche un pasto per 200 persone, e una consulenza da 4000 euro a una società della moglie del deputato Giovanni Greco. L’Udc non se la passa meglio. Con il capogruppo Rudy Maira che deve giustificare il leasing per due Audi A6. Avrebbe ricevuto 24 bonifici per un totale di 51mila giustificati come acquisto di un’auto: veicolo che però, dalle indagini, risulta di uso privato e non per il gruppo politico. E ancora Cataldo Fiorenza del Gruppo misto aveva a disposizione tre carte prepagate. In due anni ha speso quasi 31 mila euro di soldi pubblici per abiti, gioielli, spese al supermercato, in farmacia, giocattoli, mobili, massaggi, cene, pizze e bottiglie di vino.
Il primo a comparire davanti ai Pm, il 24 gennaio, sarà Francesco Musotto.
REAZIONI E SMENTITE. Intanto arrivano le prime reazioni.
Sui fumetti di Diabolik Livio Marrocco si è difeso dicendo che erano inserti di altri giornali comprati dal gruppo. “Sono sereno, tanto da aver io stesso consegnato già un anno fa alle autorità competenti tutta la documentazione contabile di cui si parla. Chiarirò nella sede opportuna- cioè dinanzi ai magistrati- di non aver mai fatto ricorso a soldi pubblici per spese personali, mi spiace solo che si stia dando un'immagine distorta e offensiva della mia persona. Ad esempio è falso che io abbia stipulato abbonamenti a Diabolik: quel fumetto era allegato a uno dei quotidiani che in quanto capogruppo davo mandato di acquistare per metterli a disposizione del gruppo di Fli all'Ars. Su questo come su tutti gli altri rilievi che mi vengono mossi ho la coscienza a posto e lo dimostrerò ai magistrati, verso i quali nutro come sempre la massima fiducia".
Paolo Ruggirello, deputato regionale trapanese oggi capogruppo di Articolo 4 all’Ars, commenta così l’avviso di garanzia emesso nei suoi confronti. “Con grande serenità annuncio la mia disponibilità a collaborare con la Procura di Palermo, a seguito delle indagini relative alle spese dei gruppi parlamentari dell’assemblea regionale che mi vede coinvolto, in quanto raggiunto da un avviso di garanzia, per far luce su alcune questioni che riguardano l’uso dei fondi destinati ai partiti per spese non giustificabili. Sono emerse notizie pesanti in merito, ma tengo a far chiarezza sulla mia posizione e nel ruolo allora espletato in quanto capogruppo dell’Mps. Rimarcando la mia correttezza e la certezza di non aver preso soldi che non mi spettavano derivanti da questi fondi, come si legge nell’atto notificatomi, che riguarda la mia responsabilità, gli inquirenti mi accusano di peculato e contestano l’attribuzione degli incarichi a consulenti e collaboratori del gruppo su proposta dei singoli deputati. Si tratterebbe di un equivoco che va chiarito presto, in mancanza di una precisa indicazione regionale su come andavano spese le somme destinati a ciascun gruppo. Confido nel lavoro dei magistrati con l’augurio di individuare presto gli errori effettuati e gli eventuali responsabili”.
CROCETTA. "Un'inchiesta può essere giusta o sbagliata ma si rispetta e chi è indagato non può chiedere di stare in giunta. E' vero che non c'è ancora una decisione dei magistrati, ma non mi pare opportuno e non credo che il Pd, che ha sempre avuto grande sensibolità su questo tema, me lo chiederà". Così il fovernatore siciliano Rosario Crocetta ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se qualche deputato Pd, dopo l'inchiesta che ha coinvolto alcuni dei parlamentari in carica per l'inchiesta sulle spese pazze all'Ars, possa aspirare a entrare in giunta.
"Non metterò i chiodi sugli indagati ma si aspettano le conclusioni, ma non mi pare carino che in un momento in cui si è indagati, fare finta che non lo si sia. Ma questa è una valutazione che dovremo fare in generale con il segretario del Pd Matteo Renzi". A Renzi Crocetta non risparmia una stoccata: "A Roma è ora che si assumano le proprie responsabilità, lo dico a Renzi ma anche al ministro D'Alia. Io sono l'unico che sta rottamando in Italia e in Sicilia; Renzi non ha rottamato proprio nulla, anzi".
Le indagini della magistratura sulle spese pazze all'Ars sono "una cosa che ci mette molta tristezza perche' non e' bello essere il presidente di una Regione dove ci sono 97 parlamentari indagati (i parlamentari indagati in realtà sono 83, ndr). Mi fa anche rabbia, però è anche giusto che la giustizia abbia il suo corso, credo ci siano stati abusi in tutti i settori della vita pubblica ed è venuta l'ora che questa regione cominci a dimostrare che vuole fare piu' degli altri e che si debba sbloccare di uno stato che sicuramente non e' esaltante", ha detto il presidente Crocetta, conversando con i giornalisti a Palazzo d'Orleans.
"Il tema non sono le cifre. Il tema che oggi dovremmo affrontare e' se non sia venuta l'ora di ridurre in maniera drastica quelle spese e regolamentarle rigidamente - ha aggiunto -. Il passato ci rincorre sulla formazione, sulle spese della sanita', sulla tabella H, sulle questioni che riguardano il sistema
Giacchetto, e' un passato che stiamo superando ma che si ripropone", ha detto Crocetta.