La Corte dei Conti attende l'imponente quantità di documenti esaminati in due anni dalle Fiamme gialle che hanno indagato sul presunto uso illegittimo del fondi destinati ai Gruppi dell'Assemblea regionale siciliana. La Guardia di finanza, che ha condotto gli accertamenti, ha chiesto alla Procura di Palermo l'autorizzazione a trasmettere il materiale, che accerterebbe decine di ipotesi di peculato, alla magistratura contabile che dovrà valutare l'esistenza o meno di un danno erariale.
All'indomani della bufera che si è abbattuta su Palazzo dei Normanni turbato dall'inchiesta che avrebbe svelato spese illegittime per circa 10 milioni di euro, numerosi gli indagati che si sono affrettati a smentire i presunti fatti raccolti dagli inquirenti palermitani. Gli inviti a comparire riguardano 13 capigruppo della precedente legislatura mentre sono stati iscritti nel registro degli indagati 84 deputati e 13 tra dipendenti e politici.
Tra gli indagati "eccellenti" il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone che, in mattinata, si è presentato nell'ufficio del procuratore capo, Franceso Messineo. Ardizzone ha raggiunto il Palazzo di giustizia del capoluogo non come indagato ma nella sua veste di presidente del parlamento siciliano. «Sono venuto in Procura per confermare la massima collaborazione degli uffici dell'Ars alla magistratura nel chiarire tutte le questioni tecniche su cui si dovranno fare accertamenti».
«C'è la necessità di accelerare le indagini - ha aggiunto il presidente Ardizzone - perché la serenità serve a tutti e per fare la differenza tra le spese lecite e quelle non consone alla politica, che certamente non fanno onore a chi le ha fatte». Ardizzone ha definito l'incontro con i magistrati «cordiale». All'incontro ha partecipato anche il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, che coordina l'inchiesta.
«Siamo in una fase assolutamente iniziale dell'indagine. Ora - ha dichiarato Agueci - dovremo valutare i singoli episodi che hanno destato dubbi negli inquirenti». Gli investigatori cominceranno con l'interrogare i 13 capigruppo «perché - ha spiegato il magistrato - le spese transitavano da loro».
Emergono, intanto, le presunte accuse a carico dell'on. Davide Faraone, responsabile Welfare della segreteria nazionale del Pd, nel provvedimento viene chiamato in causa per avere «richiesto ed ottenuto dal Gruppo Pd, il pagamento di spese ad egli riconducibili, attraverso indebiti anticipi sul contributo "portaborse a lui spettante, per complessivi 2.149,10 euro", di avere "richiesto ed ottenuto dal gruppo Pd, il pagamento di spese personali, attraverso indebiti anticipi sul contributo c. d. portaborse a lui spettante, per complessivi 500 euro".
Inoltre al parlamentare i pm contestano di avere "richiesto ed ottenuto dal Gruppo Pd il pagamento e/o il rimborso di spese, indebitamente sostenute attraverso l'utilizzo di fondi attinti dal contributo unificato del gruppo, definite come iniziative politiche ma, di fatto, inerenti a proprie spese personali, per l'importo complessivo di 3.380 euro".
Anche l'ex deputato del Pd Salvino Pantuso, finito sotto inchiesta per 180 euro incassati, secondo l'accusa, illegittimamente, ha raggiunto il Palazzo di giustizia ieri mattina. «Ho saputo dai giornali - ha detto arrivando negli uffici giudiziari per parlare con i magistrati - Vorrei capire cosa mi si contesta. Forse è solo un caso di omonimia».
Sott'inchiesta anche Innocenzo Leontini, ex capogruppo del Pdl all'Ars. A suo carico acquisti di borse griffate, cene in hotel di lusso, spese per gioielli, per materiale elettronico, per libri, il pagamento di un bollettino della Serit e di una multa, spese per lavaggi auto e carburante. Anche l'onorevole Rudy Maira, ex capogruppo Pid, è finito sott'indagine per contributi ai portaborse di oltre mezzo milione di euro. Tra i collaboratori c'è chi come Elena Mancuso (anche lei indagata) avrebbe usufruito grazie al deputato Cataldo Fiorenza di un capodanno in un noto resort di Linguaglossa (Ct) per 637 euro.