Città anomala Salemi. Priva di sindacati e di organizzazioni professionali, ad avere il termometro della situazione economica e sociale in cui versano le piccole e medie imprese e le tasche dei contribuenti è rimasta a Salemi solo la CNA. La sezione locale della Confederazione Nazionale degli Artigiani, guidata dal tandem Nino Caradonna, presidente e Giovanni Armata, segretario, ancora una volta si è fatta carico di una lunga serie di problematiche, che da qualche anno attanagliano le aziende produttive cittadine, e che negli ultimi mesi si stanno rivelando micidiali per la loro stessa sopravvivenza. Non sono poche quelle che hanno chiuso i battenti. E il loro numero rischia di aumentare sempre di più se non vi sarà una inversione di rotta. Le cause della loro profonda crisi sono di diversa natura e risiedono su piani solo apparentemente distanti fra di loro. La riduzione della pressione del carico fiscale è senza dubbio la madre di tutte le rivendicazioni. Ma eccessivi e insopportabili stanno diventando anche gli aumenti di tributi come la TARES del 2013 e l’Imu per le seconde unità immobiliari che arriva al 9 per mille. Una enormità, ove si pensi che il Comune di Salemi ha “il privilegio” di avere, grazie alla “distrazione” di qualche sindaco del passato ventennio, gli estimi catastali più alti della provincia. In proporzione addirittura più alti di grandi città come Milano o Roma. E stranamente mai nessuna amministrazione in questi anni si è posto l’obiettivo di eliminare tale situazione, a dir poco, iniqua. Ma c’è di più. Oltre ad essere aumentata l'addizionale IRPEF, è stata innalzata l'aliquota ordinaria dell'IMU e per di più non si dà la possibilità al contribuente, come avviene nei comuni viciniori di equiparare al trattamento per la prima casa gli immobili concessi in uso ad un familiare. E’ una prassi molto consolidata negli usi locali che un padre conceda un appartamento in uso ai propri figli, prima ancora che lo ceda in eredità. La crisi generale, denuncia la CNA, ha fatto registrare anche una forte riduzione delle vendite e delle forniture di beni e servizi, mentre le banche hanno bloccato le aperture di credito, con l’aggravante di una diminuzione dei lavori pubblici e dei cantieri edili privati. E infine, come la classica ciliegina sulla torta, ma con l’effetto di avere esasperato ulteriormente gli animi, la rovente polemica sulle INSEGNE dei negozi. Scoppiata nel periodo delle feste natalizie, rischia di diventare il paradigma dello stato confusionale in cui versa, da qualche mese a questa parte, la gestione della cosa pubblica a Salemi. Ma per meglio capire di cosa si tratta, occorre fare un passo indietro di circa tredici anni. Di quando, cioè, discutendo in Consiglio Comunale delle norme che regolamentavano questo settore, passò a maggioranza. A ricordarcelo è l’allora presidente del Consiglio Franco Giglio che, assieme a pochi altri, voto contro lo strano emendamento, proposto dai consiglieri Gaspare Baudanza e Giandomenico Ponzo, che riduceva da sei a tre anni la validità dell’autorizzazione dell’installazione delle insegne da parte degli esercizi commerciali e artigianali. In seguito ad una legge del 2002 si eliminò qualsiasi tipo di pagamento per tutte le insegne purché non superassero le dimensioni di 5 mq, continua Giglio, e quindi nessuna imposta oggi andrebbe pagata al Comune, da parte di chi richiede la convalida dell’autorizzazione. Altra cosa invece per coloro i quali la richiedono per la prima volta. Ma sull’intera vicenda regna la confusione più totale. Si parla di un numero non meglio precisato di verbali di contestazione per un ammontare di un paio di centinaia di euro per ogni singolo esercizio commerciale trovato privo dell’autorizzazione. Ci rifiutiamo di credere che ciò sia avvenuto per tutti indistintamente. Semmai si potrebbe obiettare i tempi e i modi con i quali si è ritenuto d’intervenire. Modalità che senz’altro hanno esacerbato ulteriormente lo stato di stress economico, cui sono costretti oggi a vivere gran parte della cittadinanza. Viene quindi attesa come un atto di liberazione la manifestazione della CNA del prossimo 23 gennaio. L’appuntamento è alle 10,30 in piazza Libertà da dove un corteo si snoderà attraversando la via Garibaldi per arrivare fino alla piazza Lampiasi, attuale sede provvisoria del municipio. Ci dice Giovanni Armata “Si cercherà di sensibilizzare le amministrazioni degli enti locali, la Regione Siciliana e lo Stato affinché prendano, ciascuno per le proprie competenze, provvedimenti atti a favorire le piccole e medie imprese, oggi seriamente a rischio fallimento, a sopravvivere, a schiacciare la crisi economica cronica, a snellire la burocrazia, a far funzionare pienamente gli sportelli unici per le imprese, ad agevolare l’accesso al credito, a promuovere le produzioni artigiane locali, a semplificare e favorire l’accesso agli aiuti comunitari”.
Franco Lo Re