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14/03/2014 07:05:00

Pubblicità e dignità delle donne. Quel cartellone a Marsala

Certamente poco c’azzecca un seno prorompente con un sistema di videosorveglianza. Ma se serve per attirare l’attenzione, chi se ne frega. Chi se ne frega se, magari, una pubblicità può essere offensiva, in questo caso, per le donne. O almeno di cattivo gusto. Prendi un decoltè e schiantalo in un 6X3. Stiamo parlando dei cartelloni pubblicitari che da un po’ di tempo sono esposti sulla provinciale che porta all’aeroporto militare di Birgi e sulla via Mazara, in zona Terrenove. Ci troviamo a Marsala, e i cartelloni in questione dovrebbero pubblicizzare dei sistemi di videosorveglianza, o qualcosa del genere. C’è il seno, prosperoso, e in bella vista, una telecamera, e l’ammiccamento “guardare...senza confini”.
Insomma, sembra essere un uso inopportuno del corpo femminile. E in questi ultimi anni sono stati tanti i casi di questo genere sparsi in Italia. In diverse città d’Italia, alla continua affissione di cartelloni pubblicitari con immagini offensive per le donne, i Comuni hanno firmato protocolli d’intesa e regole ben chiare per fermare l’uso improprio del corpo femminile. Lo scopo è quello di vietare di far circolare, ancora, il messaggio della mercificazione della donna, del corpo femminile, della donna vista solo come oggetto. Temi che sono stati affrontati anche nelle scorse settimane dall’ente che si occupa del controllo dei messaggi pubblicitari, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. E lo ha fatto siglando due protocolli d’intesa proprio sul tema delle pubblicità lesive della dignità della donna. Lo scorso 31 gennaio lo IAP ha rinnovato con il Dipartimento Pari Opportunità il protocollo firmato con l’allora Ministro per le Pari Opportunità nel gennaio 2011. In particolare, obiettivo principale dell’accordo è quello di rafforzare l’applicazione del divieto di utilizzo in pubblicità dell’immagine della donna in modo offensivo o discriminatorio, accelerando anche i tempi del procedimento di ingiunzione di desistenza. Come nel nostro caso, sono le affissioni, i cartelloni pubblicitari, a restare fuori dal controllo dell’Istituto di Autodisciplina. Allora l’IAP, il 6 marzo scorso, ha siglato un protocollo d’intesa con l’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani che “mira a consolidare modelli di comunicazione ispirati al rispetto della dignità della donna e del principio di pari opportunità, ampliando l’efficacia dell’Autodisciplina, il cui controllo viene così esteso anche su quella parte di affissioni che risultano talvolta escluse dall’ambito di competenza dello IAP”.
Il Protocollo ANCI/IAP intende quindi “spingere gli inserzionisti pubblicitari che utilizzino le affissioni locali ad adottare modelli di comunicazione commerciale che non contengano immagini o rappresentazioni di violenza contro le donne, che tutelino la dignità della donna nel rispetto del principio di pari opportunità, e che propongano una rappresentazione dei generi coerente con l’evoluzione dei ruoli nella società evitando il ricorso a stereotipi di genere offensivi”.
“Non c’è dubbio che quella pubblicità sia offensiva e di cattivo gusto - commenta Valentina Colli rappresentante dell’Unione Donne Italiane - il problema è culturale, si è abituati a una certa veicolazione dell’immagine della donna”. L’Udi ha lanciato una campagna coinvolgendo i Comuni italiani. Si chiama “Città libere”, l’Udi chiede che venga applicata una Risoluzione del Parlamento europeo sull'impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini. Si chiede di non consentire l’affissione di “immagini sempre più legate all’idea di un erotismo unilaterale dove le donne sono solo oggetti”. Alcuni Comuni hanno aderito, nessuno della provincia di Trapani. “Ci vuole più buon senso anche da parte dei Comuni e degli uffici affissioni che controllano le pubblicità” continua Colli. E in una città in cui il sindaco è donna, l’amministrazione potrebbe aderire a questa campagna. “Premesso che credo che il sindaco di Marsala Giulia Adamo sia persona di indubbia esperienza amministrativa, e una donna di sicura sensibilità con una storia professionale di tutto rispetto alle spalle, delle due l’una - aggiunge Valentina Colli - o il sindaco non ha visto questa pubblicità, o se l’ha vista ne ha sottovalutato l’incidenza culturale che provoca. Per questo chiederemo come Udi un incontro e proporremo l’adesione alla campagna Città Libere”.