di Leonardo Agate. Un convegno e una notizia mi hanno fatto pensare. Riguardano tutti e due la nostra città. Il primo é quello svolto sabato pomeriggio 22 marzo all'Istituto Agrario, promotore Il Vomere, sull'orribile fine di sedici giovani e di un chierico il 1° maggio di cinquant'anni fa. Nino Ienna ha ricostruito il fatto nel suo libro "Gli angeli dello Stagnone - Cronaca di una sciagura annunciata". Un barcone con trentasette persone a bordo, quasi tutti ragazzi accompagnati dal chierico dei Salesiani, durante una gita verso Mozia, si é inabissato all'altezza della Punta di Palermo, poco dopo la partenza da Marinella. Benché il mare là non sia profondo, sono annegati sedici giovani e il chierico. A distanza di cinquant'anni non é stato elevato un cippo o un monumento a ricordo. Non vi ha provveduto l'Istituto Salesiani, che organizzò la gita, e nemmeno il Comune, e neanche i cittadini memori. La presentazione del libro su quella tragedia ha riportato alla luce il fatto. Fosse avvenuto di questi tempi, non ci sarebbero stati soldi sufficienti a risarcire umanamente il dolore di chi perse quel giorno uno e anche due figli. Ed invece, alcune regalie dell'Istituto alle famiglie e una sfilacciata e inconcludente azione penale portarono nel dimenticatoio la tragedia. La barca non era nemmeno abilitata alla navigazione.
In quel disastro, che fu conseguenza del pressappochismo di chi organizzò la gita, naufragarono pure il diritto e il ricordo. Ora si spera in un postumo interessamento del Comune per ricordare le vittime innocenti. Angeli sono stati chiamati dai relatori all'Istituto Agrario. Ed angeli effettivamente apparivano, nel loro biancore di morte quei corpi distesi sul molo della spiaggia, mano a mano che furono recuperati, ancora con i vestiti bagnati appiccicati addosso, non coperti dai teli di consuetudine, in attesa dell' Autorità Giudiziaria. Avrebbero potuto diventare uomini, e sono stati fermati al margine della vita. Avrebbero potuto rivedere il sorgere di mille albe e sono precipitati nel buio della notte eterna. Il Direttore dell'Istituto Salesiano ha invitato a dire assieme un Padre Nostro. E' stato commovente. Speriamo che segua, con la collaborazione di tutti, il Comune in primo luogo, l'attestazione concreta di un adeguato monumento all'immane tragedia.
La notizia che mi ha colpito é quella che la Commissione Toponomastica del Comune ha dato il suo preliminare consenso all'intestazione di una via o di uno slargo a Don Andrea Parrinello. Da giorni vedevo questa notizia campeggiare nei titoli dei giornali. E mi chiedevo: chi sarà mai questo prete meritevole dell'intestazione di una via cittadina? Il "Don" mi traeva in inganno. La curiosità mi ha spinto a cercare informazioni da persone di una certa età che l'avessero conosciuto. Le ho ottenute, e mi sono riaffiorati ricordi. Non era prete. Era un allenatore di calcio, che si poteva trovare giornalmente al vecchio stadio di legno in fondo al Viale della Vittoria, dove aveva il suo piccolo regno. Allenava i ragazzi, ed era gentile ed affettuoso. Con alcuni giovani andava oltre le cure sportive. Non era uno stinco di santo. Al campetto dell'Istituto Salesiano, dove era conosciuto, non lo facevano entrare. Si appostava, allora, davanti il cancello e da là prendeva visione dei possibili acquisti per il suo allevamento. Non so se avesse più inclinazione al calcio o ai giovani. Ma questo ormai é secondario. Quel che adesso conta é il progetto di intitolargli una via. E' un fatto sintomatico della nuova stagione che ufficialmente si aprirebbe per la città. Quello che una volta veniva considerato un vizio da nascondere diventa una particolarità come altre, in concorso con tutti gli aspetti della persona. In Commissione Toponomastica sta entrando il nuovo criterio di valutazione. Se il progetto verrà realizzato possiamo dire di essere entrati nella contemporaneità.