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15/04/2014 06:25:00

Dignità delle donne e pubblicità offensive. A Catania le oscurano, a Marsala le ignorano

Mentre moltissime città si stanno attrezzando per “oscurare” le pubblicità offensive nei confronti delle donne, a Marsala la denuncia fatta qualche settimana fa è passata inosservata dalle istituzioni.
Stiamo parlando dei cartelloni pubblicitari che da un po’ di tempo sono esposti sulla provinciale che porta all’aeroporto militare di Birgi e sulla via Mazara, in zona Terrenove. Ci troviamo a Marsala, e i cartelloni in questione dovrebbero pubblicizzare dei sistemi di videosorveglianza, o qualcosa del genere. C’è il seno, prosperoso, e in bella vista, una telecamera, e l’ammiccamento “guardare...senza confini”. Immagine, quella del decoltè femminile, che poco c’entra con il prodotto pubblicizzato. E sembra essere un uso decisamente improprio del corpo femminile nella comunicazione pubblicitaria.
Negli ultimi anni diversi comuni italiani si sono attivati per evitare l’affissione di pubblicità che possano essere offensive per la dignità delle donne, che siano portatrici di una cultura della donna vista come oggetto, della mercificazione del corpo femminile.
Nei giorni scorsi ad esempio, a Catania il sindaco Enzo Bianco ha disposto l’oscuramento di alcuni manifesti pubblicitari di una ditta di prodotti per la cura della persona e l’igiene che ha lanciato un concorso mettendo in palio interventi di chirurgia estetica da seimila euro per rimodellare seno, addome, glutei. Con tanto di seni e sederi in primo piano.
A Marsala invece, ad un mese dalla nostra denuncia, la cosa è passata inosservata dalle istituzioni. Sia la consigliera Ginetta Ingrassia, componente della Commissione permanente Pari Opportunità, che l’assessore Antonella Genna, che ha la delega alle politiche sociali, non sapevano dell’esistenza di quei tabelloni che campeggiano su due arterie principali ormai da diversi mesi. “Sono al momento fuori, sede, ma appena vedrò di cosa si tratta mi attiverò”, ha detto l’assessore Genna. “Non sapevo dell’esistenza di questa pubblicità, la porterò all’attenzione della Commissione che però in questi mesi ha lavorato molto, senza fare tanti spot, ma sul concreto dando sollievo a diverse donne come con il laboratorio del ricamo”, spiega Ingrassia.
“Non c’è dubbio che quella pubblicità sia offensiva e di cattivo gusto - commenta Valentina Colli rappresentante dell’Unione Donne Italiane - il problema è culturale, si è abituati a una certa veicolazione dell’immagine della donna”. L’Udi ha lanciato una campagna coinvolgendo i Comuni italiani. Si chiama “Città libere”, l’Udi chiede che venga applicata una Risoluzione del Parlamento europeo sull'impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini. Si chiede di non consentire l’affissione di “immagini sempre più legate all’idea di un erotismo unilaterale dove le donne sono solo oggetti”. Alcuni Comuni hanno aderito, nessuno della provincia di Trapani. “Ci vuole più buon senso anche da parte dei Comuni e degli uffici affissioni che controllano le pubblicità” continua Colli. E in una città in cui il sindaco è donna, l’amministrazione potrebbe aderire a questa campagna.
O mettere in concreto quanto prevedono alcuni protocolli d’intesa. Come quello stipulato tra l’Iap, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, e l’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Il protocollo “mira a consolidare modelli di comunicazione ispirati al rispetto della dignità della donna e del principio di pari opportunità, ampliando l’efficacia dell’Autodisciplina, il cui controllo viene così esteso anche su quella parte di affissioni che risultano talvolta escluse dall’ambito di competenza dello IAP”.