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08/05/2014 20:52:00

La riforma del Senato e la speranza che sia accoppato

di Leonardo Agate - La riforma del Senato va avanti a spezzoni e tra insidie. E' il sistema che si rivolta contro la riforma, che pure verrà, più o meno annacquata, ma si realizzerà. Non si può parlare da cinquant'anni, come é avvenuto, di opportuna riforma del Senato e della sua eliminazione, senza concludere mai un tubo. Se non sono cinquant'anni fa, almeno quaranta di sicuro, Aldo Bozzi, ministro della Repubblica, eminente uomo politico liberale, di quelli di cui non si vedono più eredi, dichiarò che gli sembrava difficile che il Senato fosse d'accordo alla sua eliminazione. Pressappoco disse che gli sembrava inverosimile che i senatori facessero karakiri. E difatti, nonostante l'ondata di rivoluzionismo che travolge l'Italia, ancora questi seriosi senatori, alcuni talmente vecchi che non possono più recarsi in aula, cercano disperatamente di ostacolare la riforma. Un effetto lo raggiungeranno di certo, quello di non permettere l'eliminazione totale, ma solo il ridimensionamento. Pure i cattivi propositi, se costantemente perseguiti, raggiungono i loro risultati. Senza l'ostacolo del bicameralismo, una Camera come il Senato sarebbe stata abolita da un pezzo. Non é nulla di più o di meno di un'accolita di persone, di cui un certo numero, spesso determinante, non rappresenta nemmeno il popolo, ma la volontà del presidente della Repubblica che li ha nominati, il cui unico scopo, ben raggiunto, sembra essere quello di percepire lauti emolumenti, rimborsi e benefit per ostacolare la spedita trattazione delle proposte di legge.
Ma ormai l'ora fatale é arrivata, per il Senato. Se gli va bene, e non sarà eliminato come sarebbe giusto, resterà ridimensionato nei poteri e nelle funzioni, e farà meno danni al Paese. Poiché é difficile che accetti dignitosamente di scomparire - che figura ci farebbe, tra l'altro, Pietro Grasso, che ritiene di aver avuto un posto di prestigio? - la sua riluttanza e le sue oscure manovre di corridoio, gli permetteranno di rimanere a mezzo servizio, con meno membri, meno spese di funzionamento, meno funzioni, soprattutto - quello che più conta - nei procedimenti di formazione delle leggi.
Se per una malaugurata ipotesi questo governo di Renzi il Rivoluzionario dovesse cadere sul campo, ne passerebbe ancora acqua sotto i ponti prima che fosse ripreso e portato a termine il lavoro di potatura costituzionale. Metti che venga di nuovo il Cavaliere, o chi per lui, che si é distinto come un Don Chisciotte senza risultati e senza onore. Ma se anche il posto di Renzi fosse preso da un altro Pd, Cuperlo per esempio, che é legato al vecchio stabilimento della sinistra, cosa mai gli importerebbe delle riforme epocali? che da una all'altra dell'elenco - rapporti con i sindacati, giustizia, liberalizzazioni, sburocratizzazione - travolgerebbero i pilastri sui quali ha prosperato dal dopo guerra la sua ditta. Renzi, quindi, é la nostra ultima speranza. Se cadesse lui, saremmo reinseriti nella mota senza speranze di quest'Italia sorta dalle ceneri del fascismo, ma che ne ha ereditato istituzioni e modi di essere, a parte le parole inneggianti alla libertà e al progresso. Ancora mi rombano nell'orecchio quelle che ho ascoltato in ogni ricorrenza del 25 aprile e del 1° maggio.