di Leonardo Agate - L'Italia della sconfitta di Prandelli e compagni é la cartina di tornasole che fa capire la natura degli italiani. L'animo di un popolo si può valutare attraverso gli avvenimenti sociali, oltre che per mezzo di ponderosi analisi storiche.
Alla vigilia della partita, ma anche da mesi prima é stato un fluire continuo di dichiarazioni e speranze e sicurezze, infondate, sull'esito vittorioso del Mondiale. All'indomani della partita, in cui l'altro ieri siamo stati sconfitti, senza onore, é venuta giù una valanga di critiche, di recriminazioni che non hanno salvato nessuno. Non si é sentito alcuno che continuasse a lodare la nostra squadra, per quello che fino alla sconfitta ci aveva dato. Passato un altro giorno, gli italiani, tifosi o occasionali sostenitori, sono tornati dimentichi alle loro attività; solo con un pizzico di speranza di riuscire a pareggiare la prossima partita, e restare nel torneo. Ma é una speranza senza voce, perché si sa che potrà o non potrà realizzarsi. Nei bar, che solo i luoghi d'incontro più comuni e più rivelatori degli umori popolari, molti cominciano a chiedersi, interdetti, "Prandelli, ma chi é?". Già, "E Balotelli e Cassano chi sono?" Così si scoprono i lati negativi del calcio. le partite truccate, le scommesse illecite milionarie, che bisogna indirizzare a fior di quattrini, gli ingaggi favolosi dei giocatori, che sul più bello dimostrano di avere le gambe di pastafrolla. Si scopre con stupore - ma lo sapevano tutti - che un idolo del calcio, e ce ne sono tanti, guadagna in un anno quanto cinque operai comuni non guadagnano nell'arco della loro vita lavorativa. Si osserva allora: "Il calcio, questo schifo!" E giù contumelie che intaccano non solo la professionalità, ma anche la dignità dei protagonisti. Ci si addentra nei meandri della psicologia, e si scopre, come cosa certa, che il Direttore Tecnico si é comportato come un monaco medievale, che nella sua cella, sordo alle novità del mondo, seguiva teoremi tralatizi e superati. Ci si accorge, all'improvviso, che Cassano ha detto sempre enormi banalità e anche cazzate, ma prima erano frasi trattate come se provenissero dalla bocca di un profeta.
Insomma, l'analisi della sconfitta italiana e delle sue conseguenze sull'animo del popolo può farci capire lo spirito del luogo, se ci si presta attenzione. Sempre così gli italiani, almeno nell'età moderna. Priva del senso dell'Unità Nazionale, creata da un vertice di politici e di liberi pensatori, e non condivisa dalla restante popolazione, la nostra gente riesce ad infervorasi per un avvenimento di risonanza mondiale o di interesse internazionale, e fa finta di voler riuscire davvero prima, ma solo fino alla sconfitta. Finche si vince, finché la sorte ci assiste siamo tutti nazionalisti, ferventi amanti della Patria. Alla prima sconfitta, andiamo giù di morale, e si salvi chi può. Si passa subito all'altra sponda, mica é finita la vita, ci saranno altre occasioni di rivincita, magari in altri campi. Le ragioni della sconfitta non si esaminano imparzialmente, non si riesce a recuperare dagli avvenimenti l'esperienza che potrà valere in futuro.
Il fenomeno di questo mondiale si può assimilare al concetto più generale dell'animo italiano. La prova? Finito il fascismo, con il crollo del regime e la sconfitta militare, decine di milioni di fascisti, senza aver fatto una seria meditazione sulle sue colpe, ha preferito transitare armi e bagagli sul carro dei vincitori antifascisti. E sono diventati affezionati alla Repubblica nata dalla resistenza, com'erano stati affezionati al Re per un cinquantennio. Ma é stato un passaggio illusorio, come se Balotelli o Cassano indossassero l'anno venturo un'altra maglietta. Non si fa nessun esame serio dei problemi del calcio spettacolo, e non si adottano per il futuro correzioni e miglioramenti. E via, verso la prossima infatuazione, politica e sportiva. Perché a noi interessa vincere, mica perdere. Mica fessi gli italiani!