Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
23/06/2014 06:30:00

Il caso del maresciallo arrestato. Quando viene a mancare la fiducia nelle istituzioni

Ha destato molto scalpore in città l’arresto del maresciallo dei Carabinieri di Marsala, Pasquale Nastri, accusato di concussione.
A livello locale e nazionale sono tanti i casi di rapprestentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine coinvolti in inchieste giudiziarie. Casi che nella gente genera il venir meno della fiducia nello Stato, nelle istituzioni che dovrebbero essere garanti della legge.
Nastri è stato arrestato dai carabinieri del Norm, guidati dal comandante Carmine Gebiola, in flagranza di reato. Secondo l’indagine il maresciallo avrebbe chiesto la somma di 2 mila euro a una donna per agevolare l’iter di una denuncia da questa presentata. La donna, ricevuta la richiesta, si è, però, rivolta al procuratore della repubblica di Marsala Alberto Di Pisa denunciando l’accaduto. Poi è stata tesa la ‘’trappola’’, con Nastri arrestato dagli stessi carabinieri mentre riceveva il denaro dalla donna che l’ha denunciato. “Il mio assistito è totalmente estraneo ai fatti”, si è limitato a dichiarare l’avvocato del militare finito ai domiciliari Filippo Triolo. I carabinieri di Marsala, in questo caso, hanno reagito subito cercando di fare immediatamente pulizia al proprio interno, dimostrando di avere i necessari anticorpi. Il caso del maresciallo segue di qualche giorno quello della cancelliera del Tribunale di Marsala arrestata per la stessa sempre per concussione. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe abusato dei poteri derivanti dalla sua funzione. In un caso, incaricata della redazione dell'inventario dell'eredità di 2 fratelli (uno minore), avrebbe preteso e ottenuto il pagamento di una somma di denaro dalla sorella maggiore dietro la minaccia di non adempiere al suo compito. La cancelliera avrebbe tentato di farsi consegnare del denaro anche da un avvocato che assisteva una vedova.
Il caso del maresciallo di Marsala non è l’unico a coinvolgere l’arma. E’ in corso infatti il processo
a sette carabinieri coinvolti nell’indagine sulle violenze che nel 2011 sarebbero state commesse, all’interno della caserma di Pantelleria, su persone fermate per controlli di routine. Imputati nel processo sono il maresciallo Claudio Milito, accusato di aver avuto ‘’mano pesante’’ assieme a Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis e Stefano Ferrante. Di omessa denuncia, invece, devono rispondere il capitano Dario Solito, ex comandante della Compagnia di Marsala, e il maresciallo Giuseppe Liccardi, che all’epoca dei fatti era comandante della stazione dell’isola.
L’anno scorso invece sono stati condannati in quattro tra finanzieri ed ex finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Trapani per aver utilizzato per i propri fini merce sequestrata nel corso della loro attività di controllo. Concussione, peculato, truffa, abuso d’ufficio le accuse per cui a vario titolo sono stati condannati gli agenti delle fiamme gialle che avevano preso e rivenduto, lucrandoci sopra, della merce sequestrata a commercianti abusivi. E non soltanto questo, perchè alcuni finanzieri avevano chiuso un occhio nel corso di controlli a un commerciante di cd contraffatti in cambio di 500 euro, ad esempio. Il pm Andrea Tarondo nel corso del processo sottolineò “che in un territorio come quello di Trapani, dove è alto il rischio delle estorsioni, dove la società ogni giorno fa i conti con soprusi e malcostumi, angherie e azioni criminose di diverso genere, è grave che chi dovrebbe garantire l’ordine, la sicurezza e la legalità si metta a delinquere, anche mettendosi a vendere merce sequestrata, come cinture e quant’altro, ma non facevano solo questo”.