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23/06/2014 04:20:00

Migranti soccorsi. I controlli sanitari verranno fatti direttamente in mare

  Venti medici del ministero della Salute collaboreranno con l'operazione "Mare Nostrum" e saranno presenti, organizzati in turni, uno per ogni imbarcazione della Marina. I controlli sanitari sui migranti che arrivano sulle coste italiane non sono più fatti a terra, sotto i tendoni o in luoghi spesso precari, ma direttamente a bordo delle navi impegnate nel pattugliamento per il recupero dei barconi.. Una novità importante che arriva nel giorno in cui una nave della Marina, impegnata nell'operazione militare e umanitaria, è approdata per la prima volta in Calabria dopo aver soccorso ieri 618 migranti nel Canale di Sicilia. Intanto, di immigrazione è tornata a parlare la presidente della Camera, Laura Boldrini, la quale ha spiegato che "Mare nostrum" «ha il grande merito di salvare le vite, ma da sola non basterà mai». Due le sue proposte: «Nei Paesi di transito bisogna prevedere la possibilità di fare domanda d'asilo nelle ambasciate dei Paesi Ue. Oppure si può anche pensare di incaricare di questo lavoro gli organismi internazionali». Anche la ministra degli Esteri, Federica Mogherini, ha sottolineato l'importanza del ruolo dell'Ue, chiarendo che bisogna lavorare «sui Paesi di origine e di transito» e «ampliare Frontex». Temi, ha aggiunto, che «saranno sul tavolo del Consiglio europeo della prossima settimana». Per quanto riguarda i controlli sanitari a bordo delle navi, i 20 medici del ministero, assieme a medici militari e della Croce Rossa, potranno identificare, in appositi spazi allestiti sulle navi, eventuali sintomi delle 13 sindromi che richiedono un intervento di sanità pubblica, come previsto dalla circolare ministeriale. Ad esempio, sindromi respiratorie che potrebbero rivelarsi tubercolosi, sindromi esantematiche che potrebbero far pensare a morbillo, sindromi neurologiche che possono essere sintomo di meningite. «I recuperi di naufraghi avvengono a centinaia di miglia dalla costa e le navi impiegano ore per rientrare in porto - spiega Loredana Vellucci, dirigente del coordinamento degli Uffici sanità marittima, aerea e di frontiera -. Il tempo della navigazione è sufficiente a una prima scrematura per individuare malattie infettive in atto».