La stima della perdita di produzione vitivinicola si aggira intorno al 20 per cento con punte del 30 nel trapanese –ha rilevato la Coldiretti siciliana,che sottolinea come la zona del trapanese risulti la più colpita dalla peronospora causata dal clima umido della primavera.
Questa ha determinato danni ingenti, soprattutto per il Nero d’Avola, uno dei vini siciliani più famosi che insieme al Syrah contribuisce all’export nazionale del vino.
Complessivamente il valore delle esportazioni dei vini siciliani si aggira sui 99 milioni di euro alimentando, ma non eccessivamente, il dato nazionale che nei primi 4 mesi del 2014 ha visto l’export aumentare del 3% sul 2013. E’ quanto ha rilevato la Coldiretti siciliana commentando la vendemmia in corso che nell’Isola ha complessivamente una minore produzione, una qualità nella media, e chiedendo l’immediata convocazione del tavolo vitivinicolo regionale per affrontare le problematiche del comparto.
Sul versante dei prezzi delle uve poi c’è poca trasparenza, queto aumenterebbe le incertezze dei produttori che non sanno quanto riusciranno ad ottenere perpetuando la crisi di liquidità che dura da tempo, argomento questo, che dev’essere al primo punto dell’ordine del giorno del tavolo vitivinicolo.
“Anche quest’anno – sostiene il presidente regionale della Coldiretti, Alessandro Chiarelli - i produttori che chiudono la filiera dimostrano il valore della nostra viticoltura che sta raggiungendo grandi successi anche grazie al brand Sicilia che valorizza gli sforzi di chi, imbottigliando, riesce a conferire il valore aggiunto del territorio. Si tratta di produttori che hanno investito in tutti gli ambiti del comparto, dall’uva al packaging e quindi riescono a trovare spazio in un mercato che cresce sempre di più”.
“Accanto a questi, però, esiste una fascia di agricoltori che dal mercato vitivinicolo non riescono a trarre quei vantaggi economici in quanto legati ad un sistema non remunerativo – aggiunge il direttore Giuseppe Campione. Sono gli agricoltori, la maggior parte, che valorizzano il territorio e l’economia agricola siciliana ma che stentano ad ottenere risultati in termini economici”.